Pochi giorni fa abbiamo ospitato sulle nostre pagine lo sfogo di un collega che ci ha invitato a riflettere sulle priorità della professione infermieristica. Ci ha scritto Antonella, che quello sfogo lo ha letto tutto attentamente e ha voluto condividere il suo pensiero.
Essere infermiere significa donare senza pensare alla ricompensa
Sono un’infermiera della vecchia guardia, orgogliosa di esserlo. Ho 32 anni di servizio, spesi fra diverse Asl italiane, sempre in area critica.
Ho visto di tutto e di più, situazioni tragiche, drammatiche, tenere, comiche e grottesche. Ricordo tutto.
Forse non ci crederete, ma ogni paziente ha lasciato la sua impronta nella mia vita. Ecco perché mi sento così vicina al collega che ha scritto “il demansionamento è allontanarci dal paziente”.
So che voi giovani infermieri rampanti non vi ritrovate in queste parole, né le cercate, perché il vostro obiettivo è avere un riconoscimento professionale prestigioso.
Io vi vedo durante il tirocinio, tutti tesi a non essere confusi con nessuno, bramosi di sentirsi chiamare Dottore/Dottoressa, di vederlo scritto prima del proprio nome su un qualunque documento.
Ogni volta mi chiedo: voi, che non vi siete iscritti a Medicina (perché non ne avevate il coraggio, diciamolo) avete scelto quella che vi sembrava la via più semplice ed affine (tanto Dottore vi avrebbero comunque chiamato), senza pensare che quella infermieristica è una professione fatta di umiltà, di sacrificio, di abnegazione, di una empatia che voi non volete esternare o praticare.
Vi trincerate dietro alla scusa del vogliamo riconoscimento professionale
, solo per non fare cose che un po’ vi ripugnano, diciamo la verità.
Il vostro fine è una bella scrivania con un bel computer e un mare di carte su cui firmare: Dottore/Dottoressa.
Essere infermieri non è per voi, datemi retta. Ci vuole un “senso dell'altro” che non avete, una capacità di donare senza pensare alla ricompensa che non appartiene alla vostra formazione, ci vuole la forza di volontà di andare oltre i propri limiti, solo per aiutare uno sconosciuto. Sporco, maleodorante, infetto, povero, che non potrà ripagarvi se non con un sorriso o una carezza delle sue mani piagate.
Questa è la differenza tra un Infermiere e un “Dottore” e non ci sono Master che possano colmare questo divario. Queste caratteristiche non si insegnano, sono proprie di coloro che hanno scelto di fare il lavoro più gratificante, più emozionante, più faticoso, più pericoloso, più affascinante di tutti. L'infermiere.
Antonella B.
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