Quando da infermiera metti piede, per la prima volta, in Sala Operatoria sai già che la tua vita cambierà in tanti modi, non solo per le reperibilità che dovrai sostenere, o per il carico di lavoro che dovrai sopportare, o per la durata degli interventi che dovrai strumentare, ma anche per quelle vite che ogni giorno toccherai e che toccheranno te.
Prelievo d’organi, Alessia: Quello che doni resta e ti cambia
Siamo abituati a pensare al paziente in Sala Operatoria come colui/colei che entra per sottoporsi ad un intervento chirurgico e che uscendo trova ad aspettarlo/a tutta la sua famiglia felice di vederlo/a sano e salvo ed in buone condizioni.
Quando poi ti capita di assistere e strumentare un prelievo d’organi allora è diverso.
Mi chiederete: ma se sei una strumentista, perché dovrebbe essere diverso? Alla fine sempre ferri devi passare...
Ed invece no... per me è stato diverso.
È diverso, perché mentre prepari i due tavoli madre e i due tavoli servitori non ti senti all’altezza e ti capita di sentirti inadeguata per quel compito troppo importante che ti hanno assegnato.
È diverso, perché quando ti arriva la chiamata dal centralino sai che vedrai, volente o nolente, morire una persona in un atto di enorme altruismo.
È diverso, perché quando vedi arrivare in sala quella persona ti viene da pensare ai familiari e all’enorme coraggio che hanno avuto nel prendere quella decisione.
È diverso, perché rompendo il ghiaccio necessario al mantenimento degli organi, senti di dover riuscire ad essere perfetta in tutto per salvare le altre vite che dall’altra parte d’Italia aspettano l’organo che stanno prelevando lì con te.
Infine è diverso perché alla fine di quelle interminabili ore, ormai sfinita fisicamente e psicologicamente ti ritrovi a pensare a quella persona e al suo ultimo atto di amore e altruismo verso il prossimo con il quale ha salvato la vita o ne ha aumentato e migliorato la durata ad almeno 4 persone.
E allora sì, confermo: il prelievo d’organi mi ha cambiata vivendolo come infermiera e come strumentista di Sala Operatoria da solo due anni.
Alessia P., Infermiera
MARCO M
1 commenti
UNA PRECISAZIONE
#1
Grazie, Alessia P., per la tua testimonianza!
Tengo solamente a precisare un aspetto che è importantissimo e che potrebbe generare confusione nei lettori...
Mi riferisco alla frase "[...] sai che vedrai, volente o nolente, morire una persona in un atto di enorme altruismo."
La DIAGNOSI della morte (sia encefalica che cardiaca) è INDIPENDENTE dalla donazione di organi e/o tessuti; essa avviene, infatti, ancora prima di parlare con la famiglia della volontà espressa in merito alla donazione.
Solo successivamente alla diagnosi di morte il personale ha il dovere di parlare con la famiglia del defunto in merito alla volontà della Donazione di Organi e Tessuti.
Questi passaggi, previsti dalla normativa italiana, sono la GARANZIA che a nessuna persona ancora viva siano prelevati organi e/o tessuti nel rispetto totale di quella che, eticamente, viene chiamata DEAD DONOR RULE.
In sostanza la MORTE non avviene MAI in sala operatoria durante il prelievo di organi ma molte ore prima.
GRAZIE della tua bella testimonianza, sono consapevole dell'importante, lungo e impegnativo lavoro svolto in Sala Operatoria durante gli interventi di Donazione Organi.