Aggressioni verbali e fisiche nei confronti di infermieri e altri operatori della sanità sono all’ordine del giorno. Episodi che vanno segnalati e denunciati, se si vuole cominciare ad arginare il fenomeno; ma spesso capita che ad una regolare denuncia fatta, segua solo l’amaro in bocca. E allora si capisce che c’è ancora tanto da fare.
Sono infermiera, mi hanno aggredita e ora ho paura quando vado al lavoro
La storia di un'infermiera che ha subito un'aggressione sul lavoro
Sono infermiera in un ospedale pubblico da oltre 10 anni. Negli ultimi tempi si parla molto di aggressioni ai danni di operatori sanitari , in particolare di medici e infermieri, che avvengono sempre più di frequente. Aggressioni verbali e purtroppo a volte anche fisiche sono ormai all'ordine del giorno.
Il Governo si sta attivando per dare vita ad una legge che punisca severamente gli aggressori ; ci ripetono che dobbiamo denunciare, perché questi gravi fatti non devono restare impuniti e perché sempre più stiamo diventando la valvola di sfogo di un'utenza piena di pregiudizi nei nostri riguardi che riversa su di noi ansie, rabbia e frustrazioni senza pensare minimamente al fatto di avere di fronte un altro essere umano che sta svolgendo semplicemente il suo lavoro spesso anche in condizioni di difficoltà e stress e che non è la causa dei suoi mali.
Ma serve davvero denunciare? Siamo davvero tutelati dalle istituzioni?
Io l'ho fatto: ho sporto denuncia contro il mio aggressore, ma purtroppo sono rimasta con tanto, tantissimo amaro in bocca.
Due anni e mezzo fa, durante un turno di lavoro, sono stata aggredita verbalmente con minacce e insulti di ogni genere da un parente che assisteva un caro ricoverato gravemente malato e sarei stata anche picchiata se il mio collega infermiere non avesse fatto da scudo contro la furia e la violenza di questa persona che aveva deciso di sfogare su di me tutta la sua rabbia per il doloroso momento che stava passando, come se io potessi averne colpa.
Io non ho risposto alle pesanti provocazioni di questa persona comportandomi da professionista quale sono, ma a causa della tensione e della paura incassata ad un certo punto sono implosa, ho avuto un malore, sono svenuta, stavo male e avevo tutti i parametri vitali pericolosamente alterati (pressione alta, frequenza cardiaca alle stelle, tremori, ecc.) e hanno dovuto portarmi in Pronto soccorso dove ho ricevuto delle cure e sono stata stabilizzata.
Il mio collega infermiere in tutto ciò è rimasto completamente solo per tutto il resto del turno a gestire un intero reparto di degenza.
Per me sono seguiti all'aggressione due mesi di infortunio certificati dall'Inail per disturbo post traumatico da stress e la stessa patologia mi è stata diagnosticata anche dallo psichiatra che dopo l'evento mi ha avuta in cura per due anni a mie spese.
Sono inoltre stata esonerata dal lavoro notturno dal medico della medicina del lavoro per elevato tasso di stress con relativa perdita economica, poiché non ho percepito le indennità notturne per 24 mesi.
Dopo aver sporto denuncia è iniziato il processo penale per minaccia a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio , ma nonostante avessi dei testimoni che hanno confermato tutti i fatti accaduti, certificato del Pronto soccorso, certificati dell'Inail, dello psichiatra e del medico della medicina del lavoro, il giudice ha assolto il mio aggressore perché il fatto non sussiste .
E allora? Praticamente il messaggio che passa è che chiunque soffre può farci quel che vuole, tanto verrà compreso, giustificato e assolto.
Oggi cerco di lasciarmi alle spalle questa storia anche se è difficile e continuo, seppur delusa, a lavorare con passione, ma ogni giorno recandomi a lavoro ho sempre un po’ paura perché gli ospedali, le corsie, sono diventate delle giungle e so che nessuno mi tutelerà se dovesse accadere ancora.
A. C. , Infermiera
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