Sul mancato riconoscimento professionale degli infermieri
Perché ogni tanto per andare avanti, sai/Bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi. Ora, da che parte è “O mar for”?
Nell'immaginario comune, il mare rappresenta un qualcosa di vasto, incommensurabile ed allo stesso tempo ostile. Spesso temuto, ma altrettanto apprezzato. Per chi ci abita o ne è stato accompagnato nel corso della vita, la sola visione di questa grande distesa d'acqua, anche in lontananza, significa buon umore e speranza.
Da qualche anno, la Rai ha prodotto la serie TV "Mare Fuori ", che parla della vita dei ragazzi all'interno di un carcere minorile che si affaccia sul mare. Durante lo sviluppo della trama vengono fatti numerosi riferimenti al mare come fonte di ricordi che scorrono dietro le sbarre della prigione o come strumento per la rappresentazione della libertà e della forza di riuscire ad andare avanti. Sì, andare avanti, proprio perché anche se la libertà viene meno, il guardare al futuro, per questi ragazzi, può essere l'unica via percorribile per mantenere viva la loro esistenza.
Nel corso della storia sanitaria recente, ci sono stati alti e bassi. Momenti in cui siamo stati fieri di svolgere il nostro lavoro e di dare una mano al nostro Paese, come nei picchi dell'emergenza Covid-19.
Durante quegli istanti, l'aumento del carico di lavoro e del tempo trascorso all'interno delle realtà lavorative portavano inesorabilmente alla stanchezza fisica e mentale, ripagate dalla motivazione e dall'incremento della compassion satisfaction per sentirsi utili e protagonisti nella lotta alla Covid-19.
Motivazione infervorata da frasi come: Non ci dimenticheremo di voi , Eroi... , Grazie per quello che fate . Istituzioni che ci ringraziavano quasi come se fossimo eroi nazionali e se il nostro Paese stava andando avanti, era proprio merito di quello che facevamo.
Dopo alcune fasi “up”, sono trascorse molte fasi “down” ed aumentati i casi di burnout. Siamo stati con le persone negli istanti più difficili della loro vita, immersi nella solitudine delle istituzioni ospedaliere e della paura della morte per una malattia di cui si sapeva ancora poco. Abbiamo vissuto la mancanza del contatto fisico tra chi assistevamo ed i loro familiari, sostituiti dalla voce o dai volti diffusi tramite la tecnologia per l'ultima chiamata o videochiamata.
Oggi, nel ricordo di ciò che si è sentito, visto e compiuto durante la pandemia, si sentono delle ridondanze, proprio come delle vibrazioni che ci tornano addosso sotto forma di onde d'urto. Queste onde, si scagliano contro di noi e troppo spesso ci sentiamo impotenti, senza uno scudo e non riusciamo a vedere il mare.
Potremmo immaginarci tre postazioni figurate per l'osservazione del mare e rappresentarle come: le persone che assistiamo (la prima), le istituzioni e l'infermieristica (la seconda), il riconoscimento professionale/sociale/economico (la terza).
Nella prima: vediamo bene l'acqua, sentiamo le onde, avvertiamo la salsedine sulla pelle quasi come se non fossimo distanti, ma lo percepissimo a due passi da noi. Le persone.
Nella seconda: il mare spesso non lo vediamo proprio. Ci sono continuamente fenomeni naturali che ci separano dall'osservare la nostra meta visiva. Nel caso ci sembrasse di sentire in lontananza il rumore dell'acqua, è perché ci saremmo accorti degli schizzi delle onde sciabordanti sugli scogli. Le istituzioni.
Nella terza: il mare non c'è. Quasi come se dall'inizio dei tempi, tra di noi ed il mare, si fosse elevata una montagna insormontabile. Impossibile capire cosa ci sia al di là delle pareti. Il riconoscimento professionale/sociale/economico.
La mancanza di riconoscimento professionale, economico e sociale, la perdita di identità lavorativa, la scarsa considerazione delle istituzioni, la cronica carenza degli organici, la totale assenza di politiche mirate ad investire sul capitale umano. E chi più ne ha più ne metta.
Hanno causato un vuoto non colmabile, scoraggiato molti professionisti e spinto molti colleghi a valutare opportunità di lavoro diverse , nazionali e non.
La profonda crisi del sistema sanitario, in un presente sempre più incerto, sta distruggendo qualsiasi speranza per il futuro.
Perché ogni tanto per andare avanti, sai/Bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi . Ora, da che parte è “O mar for”?
Elia Cantarini | Infermiere
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