Professionisti infermieri sempre più preparati, ai quali il sistema Italia tarpa le ali e, soprattutto, alleggerisce i portafogli. Questa la ragione principale che ha portato Augusta ad espatriare: lo stipendio. Ora lavora in Belgio e per lei l’Italia è un capitolo chiuso
.
La mia vita professionale in Belgio è in continua evoluzione
Sono un'infermiera da ormai dodici anni. Ho lavorato fin da subito e ho avuto addirittura la possibilità di scegliere dove lavorare. Ho iniziato in una clinica privata, nel reparto di Riabilitazione, poi ho cambiato clinica e sono andata in Emodialisi. Successivamente ho cambiato di nuovo clinica e ho lavorato di nuovo in Emodialisi per dieci anni.
Dopo la laurea in Infermieristica, nel 2009 ho conseguito il Master in Management per le funzioni di Coordinamento, della durata di due anni, presso l'Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Nel 2005 ho iniziato il mio ultimo lavoro in Italia, sono stata lì per 10 anni. Momenti di grande crescita professionale, altri momenti meno belli... Comunque, nel complesso, una bellissima esperienza. Il problema era solo uno: lo stipendio.
In dieci anni è rimasto bloccato, nemmeno lontanamente paragonabile agli stipendi di altri infermieri europei, mai adeguato ai rinnovi e, nonostante gli assegni famigliari, era assolutamente inadeguato. In più non ho mai avuto un'ora di straordinario pagato e mi era preclusa la possibilità di lavorare in maniera complementare, poiché una clausola del contratto imponeva un'esclusività con l'azienda.
Ho fatto anche un job assessment interno per accedere ad avere un ruolo da infermiera coordinatrice. Nonostante gli ottimi risultati del mio esame, altre persone, anche senza titoli, hanno avuto i posti disponibili...
Per la somma di tutte queste ragioni ho capito che la mia strada professionale si sarebbe interrotta in Italia. Non potevo accettare di essere così vessata. Assieme a mio marito, di nazionalità belga, ho maturato l'idea di andare all'estero e abbiamo optato proprio per il Belgio.
Una volta ottenuta l'equipollenza della laurea, ho iniziato a inviare candidature. Ne ho mandate a decine, mentre nel frattempo continuavo a lavorare in Italia.
Mi hanno contattata una clinica psichiatrica e un ospedale per un colloquio; ho programmato gli incontri nelle due strutture in modo che fossero lo stesso giorno, così ho prenotato l'aereo, una macchina in affitto e sono partita per Charleroi.
Ricordo ancora mio marito che a Ciampino mi disse: Vai e torna con un contratto!
Speriamo
, risposi io. In effetti il mio francese era ben lontano dall’essere perfetto.
Mi presentai al primo colloquio: un disastro.
In effetti si trattava di un lavoro d'accompagnamento ai pazienti psichiatrici, piuttosto che un vero lavoro da infermiera. Non mi hanno mai richiamata.
Un po' dispiaciuta, volevo quasi tornare all'aeroporto...
Se è andata così male in una clinica, immaginiamoci in ospedale…
Alla fine mi sono fatta coraggio e, dal momento che ero arrivata fin lì, non aveva senso scappare.
Mi diressi verso l'Hopital Jolimont a La Louviere, una zona ad alta densità di italiani per via delle miniere di carbone.
La Direttrice del personale mi ricevette e mi mise subito a mio agio. Le spiegai tutto, che lavoravo ancora in Italia, ma che mi sarei trasferita.
Lei mi propose un lavoro in Sala Operatoria. Sgranai gli occhi. Sala Operatoria. Non avevo mai lavorato in Sala Operatoria.
Stai tranquilla, sarai affiancata, ti troverai bene. Quando sei disponibile a cominciare?
Era il 27 maggio 2015, iniziai il 22 giugno 2015, il tempo di trasferire la mia vita dalla provincia di Roma a Charleroi.
Mi ha proposto un contratto a tempo indeterminato con la ripresa degli anni di anzianità di servizio, 10.
Il mio stipendio ora è molto dignitoso, mai avrei potuto averlo in Italia. La vita e le spese qui sono molto simili all'Italia, con la sola differenza che qui posso pagare.
Non finirò mai di ringraziarli per la grande opportunità che mi hanno dato. Ho avuto tante difficoltà per la lingua, ma i miei colleghi sono stati tanto pazienti e gentili. Ho anche delle bravissime coordinatrici, molto disponibili e umane.
Spero siano fieri di me, io do il 100%.
Sono passati quasi due anni, non cambierei più neanche per andare in emodialisi, sto troppo bene! Voglio che la mia vita professionale sia sempre in continua evoluzione e per questo non tornerei mai più in Italia, per me è un capitolo chiuso.
Augusta, Infermiera
je921
1 commenti
TRASFERIMENTO IN BELGIO
#2
Ciao Augusta, come hai fatto a sostenere il colloquio se non sapevi il francese? Parlando italiano o inglese?
Voglio trasferirmi in Belgio e sono nella tua stessa situazione di qualche anno fa. Ti ringrazio in anticipo per la risposta.