Una scena apocalittica
. Sono le parole di Mauro D’Agostino, infermiere coordinatore al 118 di Pescara, tra i primi a raggiungere l’Hotel Rigopiano a Farindola. D’Agostino parla all’Ipasvi e racconta la sua esperienza. Nella colonna dei soccorritori anche il soccorso alpino, le forze dell’ordine, il 118 e due ambulanze 4x4, una Panda 4x4 e un fuoristrada.
Il racconto degli infermieri dall’Hotel Rigopiano
D’Agostino spiega come il tentativo di raggiungere l’hotel con l’elicottero fosse fallito a causa delle difficilissime, impossibili, condizioni meteo. La colonna - racconta ancora all’Ipasvi nazionale - era costretta ad avanzare in alcuni punti a una velocità di nemmeno un chilometro l’ora: è inimmaginabile l’angoscia di chi sa che deve far presto e avanza in queste condizioni. Quando siamo arrivati a destinazione sapevamo, grazie al soccorso alpino che ci aveva preceduto e aveva portato in salvo i primi due sopravvissuti, cosa ci aspettava. Eravamo pronti a tutto: dopo il terremoto dell’Aquila abbiamo fatto scorte di materiali per le maxiemergenze e non mancava nulla. Pronti a tutto sì, ma non a una valanga come quella
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Nella tragedia di Rigopiano ha perso la vita anche Valentina Cicioni, infermiera di 32 anni in vacanza con il marito per festeggiare l'anniversario di matrimonio, mentre la figlioletta di cinque anni era a casa coi nonni.
Nonostante tutto abbiamo coperto tutte le esigenze, lasciando indietro solo i codici a bassa priorità – racconta ancora D’Agostino – e a supporto del nostro personale infermieristico rafforzato, c’era anche quello sull’elicottero della guardia costiera. Si lavora in un fazzoletto di terra e utilizziamo le ambulanze come punto di riferimento fisso, per non occupare spazi necessari ai mezzi di soccorso con strutture più grandi. Tutto questo con un rischio valanghe di 4 su una scala di 5
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