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Tall Man Lettering, quando basta poco per non sbagliare

di Marco La Monica

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Capita spesso nella nostra carriera lavorativa di trovare farmaci con il nome commerciale o il principio attivo simile. Altro caso di similitudine avviene quando le Farmacie Ospedaliere ordinano e riforniscono i reparti con farmaci che hanno la confezione simile sia nel colore sia nella grafica. Il pericolo derivante da queste analogie lo abbiamo quando capita un'urgenza e la fretta può creare danni delle volte irreparabili. In Gran Bretagna stanno provando ad azzerare il rischio clinico dovuto allo scambio di farmaci nella somministrazione con dei diversi metodi. Vediamo quali.

Il Tall Man lettering è una nuova tecnica di etichettatura che è sempre più usata nei paesi anglosassoni. Consiste nell’utilizzo di lettere maiuscole per distinguere meglio i farmaci con nomi simili. Questo nuovo metodo si suddivide in 4 sottoclassi: Uppercase, Mid Tall Man, CD3 Tall Man e il Wild Tall Man.

  • L' Uppercase consiste nello scrivere tutto il nome del farmaco in maiuscolo per richiamare l’attenzione dell’operatore somministrante (es. dopamina,dobutamina→DOPAMINA, DOBUTAMINA).
  • Il Mid Tall Man, invece, partendo dalle lettere esterne,  procedendo verso il centro del nome, mette in evidenza ogni singola lettera diversa,  scrivendola in maiuscolo (es. dopamina, dobutamina→doPamina, doBUTamina).
  • Con il CD3 Tall Man si scrivono con il carattere maiuscolo al massimo tre lettere che differiscono tra i nomi dei farmaci. Se sono più di tre si sceglie la lettera al centro del nome, (es. dopamina, dobutamina → doPAMina, doBUTamina).
  • Il Wild Tall Man mette in risalto la porzione di nome che differisce senza però nessuna regola fissa (es. dopamina, dobutamina → DOPamina, DOBUTamina).

Due regole comuni per tutti i metodi sono che la “ i ” non si modifica mai perché potrebbe confondersi con la “ l ”, e che se si utilizza il marchio registrato di un farmaco, si scrive in maiuscolo anche la lettera iniziale (es. zofran®, zoton® → ZoFRAn®, ZoTOn® ) (Darker et al., 2011).

Contribuire al miglioramento della gestione del rischio clinico tramite un semplice metodo di etichettatura può sembrare un utopia ma se pensiamo che basta poco per non sbagliare allora forse ne vale la pena!

 

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