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Silvestro e Dirindin: cara Lorenzin istituisca gli Infermieri di Comunità

di Angelo

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ROMA. Importante novità in campo nazionale per gli Infermieri Italiani. Lo rende noto la Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI che annuncia il possibile avvento dei cosiddetti Infermieri di Comunità. Non sono altro che l’anello di congiunzione tra ospedale e territorio − si legge nel comunicato stampa della FNC IPASVI − e garanzia della continuità assistenziale per i pazienti e dell’assistenza nelle zone disagiate perché non esistano più situazioni limite per la salute.

Infermieri nelle stroke unit (le unità operative che si occupano dell’ictus), nelle centrali operative del 118, nelle unità di dialisi, come componente essenziale sia dal punto di vista assistenziale che organizzativo e per l’educazione ai pazienti.

 

Il Patto per la salute, il regolamento sugli standard ospedalieri e le nuove linee di indirizzo sulla malattia renale cronica, tutti documenti approvati nelle ultime settimane dalla conferenza Stato-Regioni, confermano il ruolo della professione infermieristica. Che dovrà trovare nel disegno di legge delega previsto dal Patto per la salute (da concordare a un tavolo politico di cui la professione farà parte) quella integrazione multidisciplinare con le altre professioni sanitarie finora scritta più che altro sulla carta e in pochi casi (e in poche Regioni) realizzata nella sostanza.
E che soprattutto dovrà rilanciare ruolo e dignità della professione, difesa da anni dai Collegi Ipasvi, ma spesso rallentata da atteggiamenti e stili di vecchio stampo che nulla hanno a che fare con il cambiamento della professione negli ultimi decenni.

 

E sul nuovo ruolo dell’infermiere a guida del processo di assistenza (così come il medico guida la diagnosi e la terapia del paziente) − continua la nota dell’IPASVI − ma più in generale sulle difficoltà che il personale incontra nella sua “vita” nel Ssn, la senatrice Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, e la senatrice Nerina Dirindin hanno sollecitato a rispondere in occasione dell’audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato di oggi il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, soprattutto in vista del tavolo politico previsto dal Patto per la salute.

 

Chiare le domande delle senatrici.

 

Come intende muoversi il ministro nell’organizzazione dei nuovi ospedali di comunità a gestione infermieristica rispetto alla delega al Governo e soprattutto come immagina di risolvere la situazione del personale che ormai è ridotto all’osso da tagli e blocchi del turnover, mettendo a rischio l’assistenza? Ha chiesto Silvestro.

 

E il ministro sta lavorando sull’incrocio tra livelli di spesa (e tagli) e quantità (e qualità) delle risorse umane per una soluzione che all’ultimo miglio non trovi il muro di un parere contrario del Governo? Ha ribadito Dirindin.

 

Entrambi le senatrici hanno poi ricordato al ministro l’assist che il Parlamento dà al suo lavoro come, ad esempio, con il disegno di legge di cui sono firmatarie per garantire una staffetta generazionale che consenta di sostituire chi “non ce la fa più” tra turni massacranti e superlavoro legato al blocco del turnover, con nuove generazioni in grado di garantire un’assistenza efficace.

 

Problemi complessi, a cui il ministro Beatrice Lorenzin si è riservata di rispondere in un secondo momento, quando il quadro del tavolo politico previsto dal Patto sarà più delineato, rendendosi disponibile anche a un incontro full time a settembre su questo argomento e sulla gestione del Patto per la salute in generale, perché con il contributo del Parlamento siano affrontate tutte le questioni calde oltre quella del personale: Lea, ticket e rinnovo delle Agenzie.

 

Si spera che dopo l’annuncio arrivino ovviamente i risultati concreti anche in vista di quanto dichiarato agli inizi di luglio dall’OCSE, ovvero che in Italia mancherebbero all’appello 60.000 infermieri nelle strutture pubbliche e private, mentre attualmente ce ne sono circa 40.000 a spasso tra precariato e disoccupazione.

 

Ben venga l’intervento di Silvestro e Dirindin, a dimostrazione che si può ben lavorare per l’unità e il progresso della nostra professione.

 

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