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editoriale

Siamo infermieri moderni o siamo ancora legati alle obsolete normative del 2000?

di Angelo

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FIRENZE. Perchè l'Italia non si è ancora adeguata alle normative europee sulla cosiddetta "Prescrizione Infermieristica"? E' una delle domande a cui cerca di dare una risposta Danilo Massai, presidente del Collegio IPASVI della provincia di Firenze che, prese carta e tastiera, ha inviato nei giorni scorsi una lunga missiva alla presidentessa nazionale Annalisa Silvestro, ai componenti del Comitato Centrale dell'Ipasvi e a tutti i presidenti Ipasvi dello Stivale Italico.

Massai va giù duro subito ricordando che "ci stiamo ancora cullando sulle Leggi dei primi anni 2000, non riusciamo a contestualizzarle e tanto meno a valutare il reale impatto" delle stesse. "Esiste e si percepisce un freno all'innovazione, alle proposte, alla visione strategica in un'ottica anche europea - aggiunge il rappresentante degli infermieri fiorentini - siamo figli di una cultura provinciale, difensiva di spazi ristretti e molto personali, mentre la normativa comunitaria pone passi più veloci e pensieri più estesi. Il rischio è che l'Infermieristica italiana resti al palo dell'impossibilità ad agire. La normativa delle professioni sanitarie è ormai ampiamente superata dalle necessità dei servizi e dell'assistenza alle persone".

 

L'attuale normativa è bloccata, congelata, cementificata e non consente flessibilità implementative e di responsabilità professionali acquisite in percorsi formativi troppo lunghi, costosi e spesso anch'essi fuori dal contingente.

 

I piani di studi, spiega Massai, sono superati e non più al passo coi tempi. La nostra è una professione intellettuale, lo si dice ormai in ogni dove, ma sicuri che la gente, i colleghi operatori e le istituzioni pubbliche e private lo hanno ben compreso? Il corpo infermieristico è realmente al passo con la modernità?

 

"Occorre con urgenza ridefinire la strategia della politica nazionale e trovare sistemi forti per declinarla a livello di tutte le regioni; qui deve essere ratificata una vera programmazione dello sviluppo professionale - conclude - riprogrammare gli accessi alla professione, riformulare i piani di studio, definire le risorse, accreditare la rete formativa, riformulare il sistema di valutazione delle performance in uscita dal percorso di laurea, con allargamento degli studi da 3 a 5 anni ed uscendo professionisti maturi e responsabili delle cosiddette scienze infermieristiche".

 

Massai, infine, propone all'uopo la creazione di un "gruppo gestione criticità", che osservi, aggreghi ed esamini i fatti, proponendo ipotesi di migliorie e progetti di riorganizzazione globale della professione agli organi centrali dell'Ipasvi. Cosa ne penserà di tutto ciò la presidentessa e senatrice Silvestro? A lei la replica.

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