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editoriale

Quando un Paziente, un guerriero, diventa un Amico

di Fabio Albano

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Genova. Quasi in maniera casuale, alla fine di ottobre ho avuto la fortuna di incontrare, nel mio percorso di vita, un Paziente "terminale". Mentre scrivo questa parola, penso proprio che è un brutto termine per definire una persona gravemente malata e volta verso la fine della propria esistenza.

Ma non ho incontrato una persona qualsiasi e il non qualsiasi non è rivolto al suo status sociale o al proprio profilo professionale, bensì alla sua grandezza d'animo, alla sua intelligenza, alla sua sensibilità!

Pietro è il nome dell'Amico guerriero di cui mi piace parlare. Pietro era un professionista, sicuramente molto preparato, sicuramente molto noto, ma soprattutto un Uomo, di quelli con la U maiuscola. Lo posso e voglio testimoniare, anche se il nostro percorso terreno è stato molto, purtroppo, troppo breve. Ma certamente molto meglio di me potrebbero farlo i suoi tanti amici e i suoi famigliari.

 

Il guerriero Pietro mi ha raccontano di aver fisicamente tribolato per lunghi 8 anni; anni trascorsi tra la sofferenza e la speranza di ritornare ad avere un'esistenza "normale". Ma "il MIO AMICO" non era una persona normale era un guerriero che amava la bicicletta, amava scalare le grandi vette faticando, cercando di dimostrare  a se stesso, sicuramente non agli altri, che il suo fisico poteva superare qualsiasi soglia. Analogamente quando si misurava con i 42 chilometri delle maratone. Provare a superare certi limit fisici umani, immagino, sia stato per alcuni anni un suo modo di vivere, quasi uno scopo.

 

Ma Lui i limiti dell'uomo li ha superati nella sua lunga maratona fianco a fianco con la malattia! È stato un guerriero, così i famigliari amavano chiamarlo! Sino all'ultimo ha cercato di combattere contro il male, contro il dolore. Non voleva farsi vedere in sofferenza, non solo fisica, e quando, per pochi attimi non ci riusciva, era capace di scusarsi! Lui, che avrebbe avuto tutti i diritti di inveire contro il mondo intero! Una mattina mi guarda con occhi decisi e mi dice: senta Fabio, ma non possiamo darci del TU, io ti sento vicino! E come non commuoversi, quando parole così profonde escono dal CUORE! E come non provare sentimenti positivi in chi, pur sapendo che la vita gli sta scappando via, cerca di allacciare nuovi rapporti umani, di costruire nuove amicizie!

 

Ma non potrò MAI dimenticare quando, guardandomi dritto negli occhi, mi disse che la sua forza, la sua voglia di resistere oltre la malattia gli proveniva da sua moglie e i suoi tre figli: vera e unica ragione di vita! Confessioni importanti fra persone che si stimano, anche se si conoscono da poco!

Ma la cosa più bella che voglio ricordare è una battuta che mi ha fatto il giorno del nostro incontro. Alla mia domanda, "di cosa si occupa"? Mi ha dato la risposta più arguta e scanzonata che mai mi sarei potuto aspettare: "DI MALATTIA". Grande Pietro, il senso dell'humor non ti ha abbandonato, mai!

È vero che dietro a ogni grande uomo c'è sempre una grande donna. E Marta, la moglie lo è! E i tre figli sicuramente sapranno ripercorrere le orme lasciate dal Papà guerriero!

 

Caro Pietro tu non immagini quanto questa nostra breve esperienza comune mi ha arricchito, per questo ti dico GRAZIE!

Ciao Fabio.

 

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