Nurse24.it
Scopri i master di ecampus sanità

testimonianze

Quanti infermieri usano le diagnosi infermieristiche?

di Domenica Servidio

c69e8f1ae422a507cd1a8d70ce0bd45c

PESARO. La Diagnosi Infermieristica costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a raggiungere dei risultati di cui l’infermiere è responsabile. La prima a parlare di diagnosi infermieristica fu Virginia Fry in un articolo apparso nel 1953 su una rivista specializzata. Il concetto tardò ad affermarsi soprattutto perchè si riteneva che la diagnosi fosse attività peculiare della professione medica. Fu la North American Nursing Diagnosis Association (NANDA) a imprimere un nuovo impulso alla ricerca, dando un contributo decisivo alla classificazione delle diagnosi infermieristiche.

Durante la nona conferenza della NANDA, l’assemblea generale ha approvato una definizione ufficiale della diagnosi infermieristica: “La Diagnosi Infermieristica è un giudizio clinico riguardante le risposte della persona, della famiglia o della comunità a problemi di salute/processi vitali attuali opotenziali”. Le diagnosi infermieristiche costituiscono, quindi, la base su cui selezionare gli interventi per raggiungere gli obiettivi di assistenza stabiliti.

Ma in realtà quanti infermieri utilizzano le diagnosi infermieristiche? In quanti ne conoscono la reale importanza? Spesso pensando alla nostra professione, si riflette sulla voglia di cambiamento, sul desiderio di maggiore riconoscimento da parte di un contesto culturale e sociale in cui vige ancora la mentalità di chi ci considera “meri esecutori di ordini”. La nostra è o non è una professione intellettuale!??

Oggi gli infermieri sono dei professionisti in possesso di laurea e di abilitazione all’esercizio della professione. Pietra miliare per la crescita dell’infermieristica è stata la legge 42 del ’99 che toglie i vincoli ormai anacronistici e inopportuni che obbligavano la presenza del medico anche per lo svolgimento di attività che in realtà l’infermiere già esercitava in autonomia. La semplice ma basilare eliminazione dell’aggettivo “ausiliaria” alla denominazione “professione sanitaria ausiliaria”, che dal 1934 gli infermieri si trascinavano dietro, è stata la premessa giuridica indispensabile per l’abolizione del mansionario.

L’infermiere dal 1994 è in possesso inoltre di una propria Carta d’Identità, il Profilo Professionale. Il D.M. 14 settembre 1994, n. 739 afferma infatti che” l'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale è responsabile dell'assistenza generale infermieristica”.

Successivamente, con la Legge 251 del 2000 è stata riconosciuta l’efficacia di un’organizzazione autonoma infermieristica attraverso la realizzazione dei servizi infermieristici nelle Aziende Sanitarie al fine di migliorare l’assistenza e la qualificazione delle risorse.

Se quindi l’infermiere negli ultimi cinquant’anni ha fatto un importante salto di qualità riconosciuto oltretutto dalle leggi vigenti, perché non si sente abbastanza appagato? In termini remunerativi siamo consapevoli che il nostro attuale riconoscimento economico non è proporzionale all' impegno, alle responsabilità e alla cura con cui ci si dedica alla propria attività.

Ma quale mezzo si potrebbe utilizzare per far sì che i nostri piani di attività, le nostre pianificazioni assistenziali vengano realmente riconosciute da chi ci osserva mentre lavoriamo? La reale applicazione delle diagnosi infermieristiche non è ancora abbastanza diffusa, forse perché siamo noi stessi schiavi di chi ci ha preceduto, forse perché pensiamo che la nostra sia una professione pratica e il nuovo spaventa, ma un reale cambiamento non avverrà finché non saremo noi stessi a credere nelle nostre potenzialità, competenze e nell'utilizzo degli strumenti a nostra disposizione.

 

"Essere professionista richiede competenza sia nel ragionamento clinico sia nell’uso delle categorie diagnostiche. Ma la capacità diagnostica senza la terminologia adatta è paragonabile alla capacità di parlare senza conoscere un linguaggio: disporre di un linguaggio univoco è una precondizione per poter dare un titolo ai giudizi clinici e individuare i problemi di salute di pertinenza infermieristica" (Gordon et al., 1994)

NurseReporter

Commento (0)