Al Triage si passerà dai codici colore ad una classificazione numerica e gli infermieri vedranno riconosciuta la loro autonomia.
Tra le mani del Ministero della Salute le nuove linee guida riguardanti l'accesso alle cure in pronto soccorso e il riconoscimento dell'autonomia degli infermieri.
Proprio in questi giorni durante i quali è palpabile il clima di polemica circa il triage di pronto soccorso e il ruolo che gli infermieri vi ricoprono, si sta verificando quella che ha tutta l'aria di essere una vera rivoluzione normativa sull'argomento.
Intensi anni di lavoro concertato fra il Ministero della Salute e società scientifiche hanno portato alla stesura di un documento di revisione delle linee guida sul triage intraospedaliero (le ultime risalgono al 2001) in risposta alle nuove esigenze di una società che ha cambiato volto e che necessita urgentemente di un nuovo approccio alla gestione dei propri bisogni di salute.
Il processo di invecchiamento della popolazione in atto, i tempi di attesa, le disparità fra regione e regione e fra un'azienda sanitaria e l'altra, il sovraffollamento delle sale d'attesa e l'aumento vertiginoso degli accessi impropri al pronto soccorso sono le principali fonti di criticità del sistema.
L'operato del tavolo di lavoro Ministero della Salute-società scientifiche è indirizzato proprio verso queste criticità e ha evidenziato come sia necessario superare i codici colore - bianco, verde, giallo, rosso - che, oggi, appaiono non più adeguati.
Siamo dunque in attesa della firma del Ministero, prima, e del via libera da parte della conferenza Stato-Regioni, poi, per poter vedere attuata la rivoluzione dell'accesso alle cure di pronto soccorso con la quale diremo addio ai quattro codici colore e vedremo un pieno riconoscimento dell'autonomia degli infermieri esperti di triage che assegneranno il grado di priorità ai pazienti con un codice numerico da 1 a 5 su una scala decrescente.
Come spiega chiaramente Barbara Gobbi (Il Sole-24Ore), il codice “1” sarà riservato alle emergenze, per i casi di interruzione o compromissione di una o più funzioni vitali; il “2” per le urgenze, quando cioè si constata un rischio di compromissione delle funzioni vitali ma la condizione del paziente è stabile pur se con rischio evolutivo o in presenza di dolore severo; il “3” sarà riservato alle urgenze differibili, dove le condizioni sono stabili ma richiedono prestazioni complesse; il “4”, urgenza minore, che richiede prestazioni diagnostico-terapeutiche semplici mono-specialistiche. Infine, saranno previste le “non urgenze”, che corrispondono agli attuali codici bianchi e che dovranno essere "smaltiti" entro un tempo massimo prestabilito o reindirizzati sul territorio.
Altra importante novità toccata dalle nuove linee guida sarà quella che riguarda proprio le tempistiche di trattamento: con l'entrata in vigore delle revisioni, le urgenze non potranno attendere più di 15 minuti, mentre non si dovranno sforare i 120 minuti per il trattamento dei livelli "3" e "4".
Sempre secondo i dati che riporta Gobbi, nelle strutture che registrano più di 25mila accessi in pronto soccorso l’anno, il triage andrà ancora una volta affidato a infermieri dedicati a questa funzione peculiare. Ecco allora che viene riconfermata l'autonomia professionale degli infermieri che - ricordiamo - per essere infermieri di triage hanno già lavorato in pronto soccorso per almeno 6 mesi e hanno seguito un percorso di affiancamento ad un tutor esperto e continui retraining con corsi specifici fra i quali, ad esempio, il trattamento del dolore pediatrico.
Di nuovo agli infermieri di triage saranno affidate in via esclusiva la sorveglianza e le continue rivalutazioni dei pazienti che le nuove linee guida, forse ancora utopisticamente, prevedono essere smistati in sale d'attesa dedicate per categoria (ad esempio, per bambini, per anziani e disabili, per pazienti autosufficienti e per gli accompagnatori).
"Sono queste le condizioni - conclude Gobbi - per ufficializzare anche modelli fino a oggi solo sperimentati a livello locale, come il toscano see and treat, pensato per le urgenze minori: l’infermiere esperto valuta, in autonomia, l’appropriatezza dell’accesso e avvia tutte le procedure previste dai protocolli di presa in carico, fino alle dimissioni".
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