Le aggressioni (fisiche e/o verbali) sul posto di lavoro colpiscono mediamente in un anno un terzo degli infermieri, si tratta di circa 130mila casi. Solidarietà e vicinanza nei confronti di medici e infermieri sono arrivate dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità
e dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha manifestato l’intenzione di rafforzare la presenza delle Forze dell’Ordine a vigilanza delle strutture sanitarie. Quello delle violenze ai danni dei sanitari è un problema molto articolato, che riguarda la risposta ai reali bisogni di salute dei cittadini: per questo Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, punta i riflettori sulla necessità di "deospedalizzare" i servizi.
Aggressioni, Mangiacavalli: necessario potenziare sanità territoriale
Condivido la visione del ministro Orazio Schillaci: per fronteggiare e contrastare violenze e aggressioni è necessario, in primis, decongestionare i Pronto soccorso.
Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale puntare e investire sulla sanità territoriale, avviando finalmente quel processo di deospedalizzazione di cui si parla ormai da tantissimi anni.
Devono esserci strutture e servizi cui possano rivolgersi i casi meno gravi, abbattendo così i tempi di attesa negli ospedali e migliorando tutto ciò che si trova fuori il Pronto soccorso. Anche perché spesso non è solo una questione di gravità del caso ma di appropriatezza: le persone spesso chiedono al pronto soccorso e al 112 risposte che devono essere date dal territorio
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Lo afferma, in una nota, Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). È un tema che riguarda anche l'appropriatezza delle cure - aggiunge Mangiacavalli - nei Pronto soccorso si devono trattare soltanto le emergenze, rafforzando invece la rete territoriale di assistenza primaria. Ci sono situazioni che devono essere affrontate ad esempio presso le strutture intermedie, con la rete degli infermieri di famiglia e comunità e dei medici di medicina generale, con i servizi socio assistenziali che però devono essere riqualificati e potenziati, a partire da un'estensione della loro disponibilità oraria e di personale
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In questo senso - continua la presidente Fnopi - il Pnrr rappresenta un serbatoio di opportunità che occorre valorizzare, senza farsi sfuggire l'occasione per ridisegnare con maggiore razionalità i nostri modelli organizzativi. Allo stesso tempo serve una maggiore formazione, che consenta agli operatori che si trovano in prima linea di affrontare con adeguata preparazione le situazioni più rischiose, inserendo anche specifici corsi negli ordinamenti universitari
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Un altro strumento potrebbe risiedere nello snellimento delle attese stressanti attraverso meccanismi di smistamento alternativi a bassa intensità e gestione infermieristica per ridurre la tensione dei pazienti. Occorre, inoltre, rendere sempre più attrattivo il ruolo delle professioni sanitarie che possono assolvere una funzione decisiva nel decongestionamento degli ospedali e dei Pronto soccorso
, conclude Mangiacavalli.
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