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il Punto | Nessun infermiere nel Consiglio Superiore di Sanità

di Carlo Leardi

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MATERA. Nominato dal Ministro della sanità Beatrice Lorenzin il nuovo Consiglio superiore di sanità, che rimarrà in carica per il prossimo triennio.
Il Consiglio ha il compito di coadiuvare il lavoro del Ministro della sanità e di consigliare sulle scelte più appropriate da intraprendere. I membri del Consiglio sono stati scelti sulla base dei propri curriculum accademici. Troviamo medici, farmacisti, un giornalista ma nessun infermiere.

 

Sorge spontanea una domanda: non vi è in Italia alcun infermiere con un curriculum accademico degno di entrare a far parte del Consiglio superiore di Sanità? Stando alle scelte della ministra sembrerebbe proprio di si, siccome l'unica presenza infermieristica è rappresentata dalla Sen. Silvestro, entrata d'ufficio a far parte del Consiglio, essendo presidente della Federazione Nazionale Ipasvi.

 

Incuriosisce la presenza di un giornalista laureato in medicina o quella del dottor Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, presidente del partito cui la ministra fa capo.

 

Pare che alla Lorenzin sia sfuggita l'esistenza di nostri colleghi del calibro di Marisa Cantarelli (per citarne una), o forse la ministra non ritiene i nostri titoli accademici degni dello stessa dignità di quelli della categoria medica. 

 

Per quanto ci riguarda, lasciamo le vicende politiche al di fuori della nostra testata, ma ci piacerebbe conoscere quali siano le motivazioni che hanno spinto a non tener conto di quella categoria che rappresenta la spina dorsale del SSN.

 

Forse, la ministra non ritiene la cultura accademica di un infermiere abbastanza vasta, ma ci piacerebbe ricordare alla Lorenzin come noi dottori in infermieristica, conseguiamo una laurea per poter accedere alla nostra professione; inoltre un ministro con maturità classica, difficilmente potrà reputare non all'altezza il curriculum di un infermiere laureato, poichè già la sola laurea, surclasserebbe il suo diploma di maturità.

 

Probabilmente, la ministra ha una scarsa considerazione degli infermieri italiani, altrimenti non vi sarebbero altri motivi che spieghino l'esclusione di cui sopra.

Vale la pena ricordare alla Lorenzin che il profilo professionale di un infermiere è così ampio da giungere a ricoprire ruoli anche dirigenziali.
Gioverebbe altresì ricordare alla  ministra che la sua scelta parrebbe alquanto classista, altrimenti come si spiegherebbe l'assenza di un nostro rappresentante all'interno del Consiglio superiore di Sanità?

Siamo certi che in un "esercito" composto da 400 mila unità, vi siano parecchie intelligenze in grado di poter entrare a far parte di quell'organismo il cui compito è appunto consigliare il ministro della sanità, soprattutto se il ministro in questione non possiede quel curriculum accademico tanto ricercato in altre categorie.

E' lecito domandarsi quindi, quale valore abbiano le nostre lauree, i nostri master, le nostre specializzazioni se, il ministro a capo di quel dicastero che governa il SSN per cui lavoriamo, non ritiene opportuna la nomina di un infermiere all'interno di un organo istituzionale di carattere sanitario.

Saremmo grati al Ministro Lorenzin qualora dovesse decidere di darci una risposta ufficiale riguardo questa clamorosa esclusione, e ci piacerebbe sapere, senza giri di parole o frasi in tipico stile "politichese", quale motivo l'ha spinta ad ignorare i dottori in infermieristica.

Siamo davvero stufi di essere considerati l'ultima ruota del carro, come lo siamo delle rettifiche che puntualmente arrivano quando portiamo alla luce alcune situazioni, poichè più che rettificare, sarebbe opportuno prevenire il verificarsi di certe situazioni e, soprattutto, valorizzare in toto i titoli accademici di chiunque sia, poichè gli anni passati sui libri, tra le corsie di ospedale ecc..., garantiscono agli infermieri italiani una preparazione accademica di tutto rispetto, tanto da essere ricercata all'estero; ma, come dicevano i latini, "nemo profeta in patria", quindi forse la Lorenzin ha preferito dire coi fatti ciò che non converrebbe dire a parole.

Rimaniamo comunque in attesa di una risposta da parte della ministra, poichè, 400 mila professionisti della sanità, avranno anche il diritto di conoscere il perchè qualcuno (a maggior ragione se un ministro della sanità), consideri la loro preparazione accademica di serie B.

 

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