L’infermiera 32 enne, originaria di Chieti, presentò le dimissioni volontarie ma dopo qualche settimana di riflessione chiese all’Azienda di voler revocare il licenziamento (che sarebbe dovuto scattare formalmente dal 1° gennaio 2015) e di essere reintegrata al Pronto Soccorso e non al reparto di cardiologia dove era stata provvisoriamente spostata.
“In materia di bioetica un infermiere ha tutti i diritti a fare appello alla clausola di coscienza senza rischiare ostruzione da parte del datore di lavoro. Ecco perché ho, secondo scienza e coscienza, revocato le mie dimissioni”. L’intervista di Chiara Margherita Ulisse inizia con una di quelle frasi che ti lasciano senza parole, ma con mille dubbi nella testa.
Sei finita al centro delle polemiche, ogni giornale ha parlato male della tua storia accusandoti. Ho considerato le tue dimissioni come una palese sconfitta. Perché l’hai fatto?
“Ho scelto di dimettermi per non scendere a compromessi né con la mia coscienza né con il potere”.
Quando ho letto il comunicato stampa dell’azienda ospedaliera di Pavia ho subito sospettato che quelle dimissioni non fossero così volontarie, ma conseguenza delle forti pressioni subite.
“Pressioni nel senso che loro si ostinavano sul diritto di legge della donna ad avere la pillola. Io, secondo il nostro Codice Deontologico, specialmente art. 8, facevo riferimento al diritto ad appellarsi alla clausola di coscienza. I responsabili aziendali non volevano dialogare e mi hanno tolto con forza dalla postazione triage”.
In che modo ti “hanno tolto con forza dalla postazione triage”? Una chiara azione di moobing, dunque?
“Credo di sì. Mi hanno messo alle strette dicendomi: "O fai come fanno tutti o ti cambiamo di reparto”. Questa è discriminazione. Non ritengo possano obbiettare il mio fare appello alla clausola di coscienza. Un infermiere al triage deve poterlo fare. In materia di bioetica un infermiere ha tutti i diritti a fare appello alla clausola di coscienza senza rischiare ostruzione da parte del datore di lavoro”.
La vicenda pavese, che come un boomerang rischia di ricadere contro l’azienda, è seguita da due legali tra cui l’avvocato Pietro Guerini - Presidente nazionale comitato NO194 e associazione NO194 – che seguirà i possibili risvolti penali a carico dell'infermiera abruzzese.
“Se non accettano la revoca delle dimissioni si andrà in tribunale. Sai, per chi agisce secondo scienza e coscienza non esiste sconfitta perché non esiste condanna” - ha continuato a commentare Margherita Ulisse durante l’intervista.
Nonostante la lunga trattativa, il direttore sanitario Antonino Bonaffini e Luigina Zambianchi, responsabile del presidio sanitario di Voghera e Oltrepo, hanno tenuto duro, confermando l’efficacia delle dimissioni, anche perché dopo la loro presentazione l’azienda ha provveduto a rimpiazzare Margherita con un’altra figura professionale. Quindi si andrà in tribunale e conoscendo i presupposti, sarà l’Azienda a poter essere accusata.
“Io ritengo che tutti sulla faccia della terra la pensano come me ma non ne sono a conoscenza perché per vari compromessi non ancora giungono allo stato di consapevolezza della coscienza. La coscienza è unica per ciascuno, è quella voce interiore, quel grillo parlante, che ricorda cosa è bene o male”
La coscienza se non è ben alimentata può essere ovviamente confusa. Giusto?
“Anche Hitler aveva una coscienza che gli diceva non uccidere, ma ha deciso di agire in opposto. Più che di confusione parlerei di controtendenza. Infatti si dice controcoscienza".
Di certo Margherita Ulisse non cercherà di recarsi all’estero per lavoro per la travagliata parentesi vogherese, così come qualche testata giornalistica voleva sostenere, ritenendola quasi incongrua di poter operare nella sanità italiana.
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