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Mamma e/o Infermiera?

di Redazione

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ROMA. Una ricerca congiunta del Centro Studi Nursind con il Cergas Bocconi dimostrano la difficile conciliazione lavoro-famiglia e l’occasione perduta del Part Time. Sotto la lente del Centro Studi del Nursind in collaborazione con il Cergas Bocconi, la condizione di essere mamma ed infermiera, accudire i bimbi ed essere disponibile a garantire il servizio e coprire i turni di lavoro che, con la cura dei figli, poco coincidono.

L’indagine ha coinvolto 900 infermiere che hanno risposto al questionario cartaceo ed online sul sito nursind.it tra ottobre e gennaio 2013.

 

L’alta percentuale femminile della categoria (77%) impone una seria ed approfondita analisi del problema di cui questa esclusiva ricerca comincia a scattare alcune immagini significative ed offrire spunti per possibili ed improcrastinabili risposte che il sistema deve trovare per garantire due diritti fondamentali: la continuità delle cure del SSN e il diritto alla procreazione ed alla cura dei propri figli senza compromettere il prosieguo della carriera professionale infermieristica.

 

Dalla ricerca emerge che gli strumenti normativi di tutela della maternità non sono ampiamente conosciuti e le mamme infermiere si ritrovano spesso impreparate ad affrontare con consapevolezza i periodi pre e post parto. A tal fine, nelle conclusioni dello studio, si ritiene necessario istituire nelle aziende delle buone pratiche di management sia prima che durante che al rientro dalla maternità, anche attraverso dei veri e propri corsi informativi e di coinvolgimento per una gestione aziendale efficace della maternità in quanto elemento fisiologico per aziende che gestiscono migliaia di dipendenti e quindi con percentuali ormai standardizzate di maternità.

 

La realtà fotografata dall’indagine mostra come la gestione della maternità si limiti all’applicazione burocratica delle norme, deresponsabilizzando sia le aziende che le madri.

 

Significativa è la percentuale di infermiere che attribuiscono al lavoro l’impossibilità di pensare alla maternità (44%) specie per chi lavora in terapia intensiva, così come il 45% afferma di aver avuto problemi al rientro dalla maternità a causa di conciliazione dei turni di lavoro ma anche da stress di adattamento o assenza di solidarietà e supporto dai colleghi.

 

Confrontando i dati tra settore pubblico e privato non si avvertono grossi scostamenti se non il dato allarmante del 18% di infermiere del settore privato che si sono dimesse dal lavoro a causa della maternità, contro il 2% del settore pubblico.

 

L’utilizzo dell’asilo nido è di fatto negato ai figli delle infermiere in quanto gli orari dei turni sono incompatibili con quelli di apertura, ma lo sarebbero anche dal punto di vista fisiologico per i bimbi se dovessero essere “movimentati” dalle mamme ad orari impossibili.

 

Il part time concesso alle giovani madri potrebbe essere una soluzione, ma, soprattutto al Nord, ciò non è possibile in quanto in alcuni casi le percentuali previste dalla normativa sono sature da anni. Per questa ragione sarebbe auspicabile modificare la normativa derogando ai limiti in tutti i casi in cui a chiedere il part time siano mamme infermiere garantendo loro questa opzione fino al terzo anno del figlio.

 

Sia pur nei limiti numerici del campione, la ricerca costituisce una base realistica da cui trarre spunti di riflessione che non saranno certamente trascurati dal Nursind in occasione della prossima tornata contrattuale, sia pur solo di carattere normativo, mettendo a fuoco proposte concrete di modifiche contrattuali ad hoc che vadano nel verso di facilitare la maternità ed al contempo garantire la continuità dell’impegno lavorativo.

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