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L’infermiere nei telefilm… uno stereotipo da cancellare!

di Nadia Boasi

Infermieritelefilm

E.R. ,Nip&Tuck, Grey’s Anatomy, Scrubs e Dottor House: qual è l’immagine che questi programmi affibbiano all’infermiere quanto incide sull’idea che la società si fa della nostra professione?

FIRENZE. Ogni giorno la televisione ci propina programmi e serie televisive ambientate in diversi luoghi di cura come i reparti di degenza, i pronto soccorso o le sale operatorie, tra questi ricordiamo i più vecchi come E.R. medici in prima linea, Nip/Tuck e quelli più recenti come Grey’s Anatomy, Scrubs o Dottor House, che nella maggior parte dei casi raccontano di innumerevoli intrecci amorosi tra medici, infermieri o altre figure non sanitarie che hanno luogo tra le corsie degli ospedali.

Ma l’immagine che questi programmi affibbiano all’infermiere quanto incide sull’idea che la società si fa della nostra professione?

La risposta è TANTO, anzi incide notevolmente.
Infatti chiunque, dalla persona più anziana a quella più giovane che per sua fortuna non ha mai avuto modo di vivere l’ambiente ospedaliero, si potrà essere fatto un’idea di chi è e cosa fa l’infermiere semplicemente basandosi su ciò che narrano i programmi visti in tv.

Per esempio se durante un episodio di Dottor House viene mandata in onda la scena di un medico famoso per la sua arroganza e superbia che chiama l’infermiera (sempre donna) con il campanello dell’emergenza solo per farsi porgere la cartella clinica del paziente e poi ironicamente le chiede di portargli un tè alla menta, è chiaro che il messaggio che passa al pubblico è quella dell’infermiere come professione sottostimata e di esecutrice di ordini.
Ancor peggio è quando in un’altra scena lo stesso medico spiega ai suoi colleghi che se un paziente vomita si deve chiamare l’infermiere per pulire; perché tra le righe loro devono occuparsi solo di guarirlo e gli infermieri di tutto il resto.

La televisione è uno dei principali mezzi divulgativi esistenti al mondo e questi programmi televisivi purtroppo inviano messaggi scorretti e a tratti umilianti che non ci rispecchiano neanche in minima parte e che porteranno le persone che un giorno potrebbero essere nostri pazienti a vederci e considerarci come una categoria lavorativa sottomessa agli ordini di un superiore, senza autonomia ma soprattutto affidabilità, quindi come coloro che si occupano solo dei loro bisogni primari senza partecipare a tutto il processo di cura.

È però ingiusto incolpare la società per i modi con cui è riprodotta la nostra professione sugli schermi televisivi, poiché sono gli stessi programmi a ingannare i telespettatori.

Infermieritelefilm

L'infermiere nei telefilm.

L’unico modo per gestire il problema è dimostrare chi realmente siamo durante la pratica lavorativa, come poi facciamo ogni giorno, quindi riacquisire il nostro status offrendo la possibilità a tutti i pazienti e ai loro parenti di correggere l’immagine che si erano fatti di noi, ma di associarla a quella di professionisti con abilità manuali, associate a conoscenze teoriche e capacità relazionali, autonomi nell’uso del pensiero critico prima di agire in qualsiasi situazione; dalle più semplici a quelle più complesse, dimostrandogli che anche se dall’esterno le attività più semplici come soddisfare il bisogno di igiene o di eliminazione urinaria- intestinale sembrano futili e di basso livello, in realtà sono fondamentali per garantirgli un elevata qualità assistenziale durante il ricovero.

Noi infermieri non abbiamo bisogno di programmi TV che ci rappresentino come eroi o grandi uomini o donne che salvano le vite umane, perché se nel nostro contesto lavorativo la presa in carico del paziente la svolgiamo con empatia, competenza cura e attenzione saremo in grado di aumentare notevolmente la nostra credibilità e considerazione a livello sociale, senza il bisogno di essere sponsorizzati da chissà quale telefilm, al contrario avremmo bisogno di essere appoggiati dalle nostre associazioni di categoria e collegi che a livello nazionale e provinciale, dovrebbero sostenerci e renderci sempre più visibili agli occhi della società.

Quindi, la credibilità della professione e l’apprezzamento della stessa sono solo ed esclusivamente nelle nostre mani, quanto siamo realmente indispensabili lo possiamo dimostrare solo con il nostro lavoro all’interno dei nostri contesti lavorativi, quando siamo a contatto con i nostri pazienti che una volta dimessi potranno smentire le falsità raccontate dai media.

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