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Lettera aperta dagli infermieri di pronto soccorso ai cittadini

di Redazione

Succede spesso che dei cittadini si rivolgano ai giornali con una lettera per parlare delle infinite ore di attesa,delle "ingiustizie" subite in pronto soccorso. L'ultima cinque giorni fa, indirizzata al Governatore Nichi Vendola e all’assessore alla Salute, Elena Gentile, sull’«esperienza» vissuta al pronto soccorso.

Certo si potrebbe cadere nei soliti cliché e additare la "famosa" poca efficienza degli ospedali del sud, ma non sono mancate lettere simili indirizzate agli ospedali del resto d'Italia e pubblicate da diverse testate giornalistiche. Scegliamo dunque di rispondere a tutti quei cittadini, a quelli che hanno o non hanno scritto lettere, ma si sono sentiti abbandonati in un pronto soccorso, in dovere di minacciare il personale sanitario e a volte anche di usare violenza (verbale e fisica) o di usare la tanto famosa frase "lei non sa chi sono io"/ "lei non sa con chi ha a che fare".

Ci preme rispondere spiegandovi come funziona il pronto soccorso e spiegarvi pure che la maggior parte degli accessi sono inappropriati e rallentano la presa in carico di persone realmente bisognose di assistenza in regime d'urgenza. Già, perché in un pronto soccorso non si accede per un mal di gola, non si accede perché non si dorme di notte, o per un'abrasione lieve al ginocchio, per un mal di denti, per un'unghia rotta. Vi sembra assurdo? eppure ciò accade e questi sono solo una piccolissima percentuale tra gli accessi impropri.

Non importa che tu sia figlio, nipote, moglie di chicchessia, non importa che tu sia bianco, nero, giallo. A noi non importa essere minacciati, non ascoltiamo la fatidica frase " ti/vi denuncio", noi vi accogliamo in triage e vi diamo un codice colore pari alla gravità dei segni e dei sintomi, favorendo l’ingresso dei codici Rossi, poi dei Codici Gialli (Rossi e Gialli i più gravi) per poi passare ai codici Verdi e Bianchi.

Se ci sono diverse urgenze é normale che il personale debba fermarsi e non visitare i codici verdi e bianchi e se vedete un infermiere fermo, non è che non ha voglia di lavorare semplicemente aspetta di visitarvi insieme al medico, si lavora in équipe (a tal proposito ricordatevi quando uscite dalla sala visita di non ringraziare solo il dottore, l'infermiere è li e collabora con il medico per assicurarvi prestazioni sanitarie di qualità e se proprio non la pensate allo stesso modo, trattasi di buona educazione).

L'attesa è lunga lo sappiamo, e sappiamo pure che quando si sta male si è spaventati e di conseguenza nervosi, noi lo sappiamo. Voi non sapete che in quell'attesa ci siamo anche noi, noi che non conosciamo sabato, domenica, natale, ferragosto, ma siamo li per offrirvi il nostro servizio 24h /24.

Non è nostra intenzione incolparvi dei nostri estenuanti turni, abbiamo scelto questo lavoro e l'amiamo vi chiediamo solo di aiutarci a farlo bene senza aver paura di un'aggressione per aver dato un codice bianco e senza la paura di un avvocato chiamato in causa come un avvoltoio. Vi chiediamo di riconsiderare il servizio offerto dal medico di famiglia (se proprio non vi fidate di lui, cambiatelo), vi chiediamo e lo chiediamo anche agli uomini politicanti di iniziare a credere e ad investire nel servizio assistenziale territoriale, vi chiediamo di non accedere in pronto soccorso con l'idea di spicciarvi prima, invece di aspettare il medico di famiglia e se proprio lo dovete fare, lasciateci lavorare e ogni tanto permetteteci di fare una pausa (come tutti voi a lavoro) non siamo sfaccendati siamo esseri umani anche noi e un caffé o una sigaretta o cinque minuti di pausa non deve far di noi i mostri che non vi stanno curando.

E ricordate se foste davvero in pericolo di morte avreste avuto un codice giallo o rosso e sareste entrati subito in sala visita e se proprio avete la paura di essere peggiorati, un infermiere rivaluterà il vostro stato di salute.

Cerchiamo solo di offrirvi appropriatezza, equità ed eguaglianza.

Certi della vostra futura collaborazione, un caro saluto dagli infermieri di tutta Italia.

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