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Turni di sei ore: utopia o prossima realtà?

di Redazione

Fa discutere da tempo l’orario lavorativo di infermieri e professionisti della salute, incastrati in turni molto lunghi, stressanti e, spesso, pericolosi. Sì, pericolosi, perché possono tradursi in un’assistenza meno attenta a scapito dei pazienti e, al contempo, in condizioni di compromessa salute degli operatori stessi. I turni di sei ore possono essere una risposta a tali problemi, come ha dimostrato la Svezia. Ma l'Italia a che punto è?

Sei ore per infermieri più felici e un'assistenza più efficiente

In un periodo in cui si parla sempre di più di appropriatezza delle cure e adeguatezza dell'assistenza infermieristica è di attualità parlare della possibilità data ai lavoratori dell'Azienda AUSL Romagna di poter effettuare turni di sei ore.

Un indubbio vantaggio per i professionisti infermieri che, a fronte di un orario lavorativo più corto, vedrebbero migliorare notevolmente la qualità dell'assistenza prestata ai pazienti. Un vantaggio anche per i pazienti, che potrebbero ricevere un'assistenza sempre più efficace ed efficiente.

L'infermiere avrebbe infatti la possibilità di poter gestire i bisogni e le criticità dei pazienti con maggior lucidità soprattutto nelle ore notturne, alzando notevolmente il livello di attenzione e abbassando in maniera significativa il rischio clinico.

Questa possibilità sembra però ora vacillare a fronte di problemi burocratici, come spesso succede in Italia.

La lezione svedese: lavorare meno fa bene, anche all’economia

Facciamo un passo indietro. La battaglia per l'orario lavorativo di sei ore nasce in Svezia, dal comune di Göteborg che ha deciso di tagliare l'orario in ufficio dei suoi dipendenti mantenendo lo stesso stipendio.

L'amministrazione comunale ha avviato un test su alcuni impiegati che, dalla primavera 2014, lavorano solo 30 ore settimanali.

L'esperimento è stato positivo: la produttività è aumentata in maniera proporzionale alla diminuzione dell'orario lavorativo, così come dimostrano già molti studi.

Non solo. Secondo il vicesindaco di Göteborg, Mats Pilhem, la riforma ha permesso di avere molte meno assenze per malattia. "Gli impiegati sono più felici e dunque si ammalano di meno ".

Secondo la lezione svedese lavorare meno fa bene alla salute mentale e fisica, e aiuta l'economia.

Anche tra medici e infermieri svedesi ci sono stati gruppi sperimentali che hanno incominciato a lavorare sei ore al giorno. Una casa di cura di Göteborg ha adottato il cambiamento e ha condotto un test durato fino alla fine del 2016 per determinare se il costo delle assunzioni necessarie per coprire la mancanza di personale sia compensato da uno staff con un morale migliore e di conseguenza con una migliore assistenza ai pazienti.

A un anno dall'avvio della sperimentazione, infatti, i ricercatori hanno concluso che le 68 infermiere coinvolte nel progetto si sono ammalate la metà di quanto accaduto alle loro colleghe della struttura "tradizionale".

Inoltre, sono risultate 2,8 volte meno inclini a prendersi giorni di permesso dal lavoro. In poche parole, lavorando meno ore sono comunque riuscite a dare più continuità al loro rapporto con i pazienti della clinica, con l'effetto diretto di accrescere del 64% la loro "produttività", misurata come capacità di fare attività con gli anziani.

Quanto alle loro sensazioni, si sono dichiarate del 20% più felici delle loro colleghe e con un maggiore serbatoio di energia da dedicare alle cure. Che, di conseguenza, ne hanno beneficiato in qualità.

La situazione in Emilia-Romagna

Tornando alla realtà locale, nell'ultimo regolamento sull'orario di lavoro adottato dall'Ausl Romagna è comparso il turno di sei ore, sperimentato già nel Pronto Soccorso di Ravenna.

Il tutto si è però fermato qua, adducendo un problema sorto nel momento di calcolare le indennità notturne di questa turnistica.

I sindacati sollecitati dai dipendenti stanno ora lottando per il riconoscimento delle indennità di turno notturno anche per questo orario di lavoro che, pur comparendo nei turni approvati dall'azienda, pare essere la cenerentola della situazione.

Siamo dell'idea che dare la possibilità agli infermieri di ridurre l'orario lavorativo a fronte di un miglioramento della qualità dell'assistenza sia un vantaggio sia per il lavoratore che per l'azienda, che vedrebbe il ridursi delle malattie e di eventuali contenziosi per errori professionali.

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