Infermieri italiani in Kurdistan per un progetto di supporto all’unico ospedale del paese che può trattare i casi più gravi di leucemia e talassemia.
Infermieri italiani in Kurdistan per impiantare Picc
A parlare con Marta Canesi vien quasi voglia di partire subito, tanto è l’entusiasmo con cui descrive il progetto. Marta è un’infermiera dell’unità operativa di Ematologia Pediatrica/Ctmo della Fondazione Mbbm dell’Asst di Monza. Insieme a un gruppo di circa 30 professionisti tra medici, infermieri, tecnici di laboratorio e fisici nucleari, ha aperto il primo centro trapianti di midollo osseo nel Kurdistan iracheno, nella città di Sulaymania.
Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto verso la fine del 2015 – racconta – e la prima missione l’abbiamo fatta a febbraio 2016. Ora siamo partiti con una nuova fase (grazie ai fondi della Cooperazione Internazionale e del ministero degli Affari esteri, ndr): iniziare l’attività trapiantologica nel Kurdistan.
Al momento sono sul posto anche due infermieri impiantatori di Picc da Palermo, che stanno formando i colleghi in loco. L’impegno infermieristico è notevole – dice Marta - la formazione sul campo è continua e intensa e stiamo anche lavorando molto sullo sviluppo di una leadership infermieristica e sulla organizzazione professionale
. Qualche giorno fa – dice ancora Marta – un infermiere kurdo ha impiantato il suo primo Picc ed è stata una grande soddisfazione. Perché lo scopo del progetto è proprio quello di formare in loco e non portare qui loro
. Lo scambio è però reciproco. Infatti, un’infermiera curda è stata a Monza per due settimane lo scorso marzo, tramite un premio dell’Ebmt. Comunque sempre attraverso fondi di altri canali.
Fino all’anno scorso, i pazienti iracheni erano costretti ad affrontare lunghi viaggi della speranza per potersi sottoporre a un intervento chirurgico come il trapianto midollare. Grazie a questo progetto, invece, sono già stati trapiantati 27 pazienti. I fondi arrivano dall’Aics, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e dai partner come l’Avsi. E i pazienti sono sia adulti che bambini.
Finora abbiamo effettuato otto trapianti nei bambini – dice Marta – ma sui bimbi abbiamo iniziato da pochissimo e ce ne sono altri pronti che verranno trapiantati nel prossimo periodo
. Un bimbo siriano, affetto da leucemia, proprio in questi giorni tornerà a sorridere grazie a un trapianto midollare.
Il progetto va avanti e servono anche nuovi infermieri, possibilmente impiantatori di Picc. E chissà che qualche infermiere non decida di candidarsi e di partire per veder sorridere quei bimbi, a cui la guerra e la malattia hanno tolto tutto.
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