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La sinergia tra Infermieri e Medici a Bologna si crea... dal cuore!

di Redazione

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BOLOGNA. La sinergia tra medici e infermieri esiste e da sempre in Emilia Romagna. Mentre si parla di ridefinizioni delle competenze in ambito professionale sanitario dall'Asl di Bologna arriva la risposta a quello che è un secolare lavoro di sintesi e collaborazione interdisciplinare tra campo clinico e infermiertistico. E' quanto emerso stamane al temine del Convegno sul tema "Arresto Cardiaco: una sfida per molti attori". Una best practice dell’Azienda Unità Saniatria Locale di Bologna al centro di un doppio convegno che ha visto protagonisti le due figure sanitarie. A patrocinare l'evento le associazioni AIAC, ANMCO e ANIARTI, oltre all'Italian Resuscitation Counsil (IRC). 

 

Nei prossimi giorni uno speciale sulla manifestazione a cura del direttore di Nurse24.it, Angelo Del Vecchio.


Per fermare un cuore basta davvero poco. Per farlo ripartire, invece, serve molto impegno e un sistema di cura e assistenza complesso e perfettamente oliato, del quale sono parte molti attori. A Bologna il modello di gestione dell’arresto cardiaco, che in Italia colpisce ogni anno 1 adulto su 1.000, coinvolge l’intera catena del soccorso e dell’assistenza, dalle persone casualmente presenti all’evento, ma in grado di praticare le prime manovre rianimatorie utilizzando il defibrillatore perché adeguatamente addestrate. Manovre che possono fare la differenza tra la vita e la morte e che anticipano l’arrivo del 118 Bologna Soccorso e i successivi interventi della Rianimazione–Terapia Intensiva e della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore.

 

Il modello di gestione dell’arresto cardiaco dell’Ausl bolognese è stata al centro del congresso svoltosi presso il Royal Hotel Carlton. Oltre 800 gli operatori sanitari partecipanti e 34 i relatori, provenienti da tutta Italia. L’apertura dei lavori è stata affidata a Massimo Annicchiarico, Direttore Sanitario dell’Azienda USL di Bologna. Il congresso si è articolato in due sessioni distinte, dedicate rispettivamente a medici e infermieri, e in quattro corsi di rianimazione cardio-polmonare e defibrillazione rivolti ai cittadini, in particolare ai familiari di pazienti cardiopatici.

 

Ne parliamo con Giuseppe Di Pasquale, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore, che assieme a Erga Cerchiari, direttore di Anestesia e Terapia Intensiva del Maggiore e Giovanni Gordini, direttore Rianimazione e 118, ha promosso il congresso.

 

Come è nato e si è evoluto il modello bolognese della gestione dell’arresto cardiaco?

 

La regione Emilia-Romagna, tra le prime in Italia, nel 2003 ha realizzato un protocollo per l’assistenza e la cura dell’infarto, adottato da tutte le aziende sanitarie. La sinergia tra 118, Rianimazione – Terapia Intensiva e Cardiologia, nasce qui. A Bologna, inoltre, in questo percorso si innestò anche il progetto Pronto Blu, promosso dall’Azienda USL di Bologna, per la diffusione dei defibrillatori presso luoghi pubblici e privati ad elevato afflusso di persone. Una volta consolidata la rete infarto, la Regione ha successivamente proposto il protocollo dedicato all’arresto cardiaco, oggi adottato da tutte le aziende sanitarie.

 

La prima rete in Italia dedicata all’arresto cardiaco è stata realizzata a Bologna?

 

Si. L’esperienza maturata con la rete infarto ha agevolato l’organizzazione, la pianificazione e le sinergie con i vari dipartimenti ospedalieri, in modo da offrire al cittadino colpito da arresto cardiaco un servizio veloce, efficace ed efficiente.

 

Qual è la giusta ricetta per salvare il cittadino colpito da arresto cardiaco?

 

L’ingrediente principale è sensibilizzare i cittadini all’argomento. Di quanti potenziali soccorritori potremmo avvalerci se ogni cittadino fosse formato alle principali manovre di rianimazione cardio-polmonare e all’utilizzo del defibrillatore nei luoghi pubblici. Altri ingredienti fondamentali sono l’oliata organizzazione tra il servizio di emergenza urgenza e la cardiologia. In tutto questo, il modello bolognese ne è un esempio.

 

La gestione dell’arresto cardiaco a Bologna

 

A Bologna il paziente colpito da arresto cardiaco, superata la fase critica, completa il proprio percorso clinico entro 72 ore dalla chiamata alla Centrale 118, con il ricovero presso la Cardiologia dell’Ospedale Maggiore, dove i cardiologi approfondiscono la natura dell’arresto cardiaco e predispongono le azioni utili a prevenire futuri episodi.
In questo arco di tempo il paziente viene defibrillato e rianimato sul posto, dai soccorritori laici e dall’èquipe medico infermieristica del 118, e sottoposto al trattamento con il kit termico per abbassare la temperatura corporea, un intervento salvavita che migliora la prognosi e il recupero neurologico. Applicando al corpo del paziente uno speciale gel adesivo, il cui utilizzo è stato introdotto in Italia dall’Azienda Usl di Bologna, la temperatura scende, infatti, tra i 32 e i 34 gradi, determinando una condizione di riposo per il cervello che lo salvaguarda dai possibili danni dovuti ad una scarsa affluenza di sangue.
Stabilizzato e in trattamento ipotermico, il paziente viene condotto dal 118 direttamente nella sala di emodinamica del Maggiore già preallertata dalla stessa èquipe, e sottoposto immediatamente a coronografia ed eventuale angioplastica per la riapertura delle coronarie, la cui occlusione è responsabile di oltre il 50% degli arresti cardiaci. Questa fase dura circa un’ora.
Successivamente, il paziente viene ricoverato in Rianimazione e mantenuto in ipotermia per 24 ore, per essere poi trasferito in Cardiologia.
Nella Cardiologia del Maggiore, dal 2004 ad oggi, sono stati trattati con ipotermia 190 pazienti con arresto cardiaco, 70 dei quali negli ultimi due anni. L’80% dei pazienti, appena arrivato in ospedale ha effettuato una coronarografia e, se necessario, l’angioplastica coronarica. Grazie a questa gestione multidisciplinare la sopravvivenza dei pazienti trattati con defibrillazione angioplastica e ipotermia è salita del 50%. Da luglio 2013, infatti, il nuovo kit per l’ipotermia è stato utilizzato per 7 persone, tutte sopravvissute. 5 di esse non hanno riportato alcun danno neurologico.

 

1500 soccorritori non sanitari formati dal 118 Bologna Soccorso

 

La diffusione della conoscenza delle manovre rianimatorie cardiopolmonari elementari è riconosciuta, sempre di più, come un elemento essenziale per aumentare le possibilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco. Manovre elementari, che possono salvare una vita e che chiunque, anche senza una preparazione sanitaria professionale, può eseguire. Dal 2001 è attivo Pronto Blu, progetto dell’Azienda Usl di Bologna per la diffusione dei defibrillatori presso luoghi pubblici e privati ad elevato afflusso di persone. 241 sono i defibrillatori installati a tutt’oggi presso centri commerciali, aziende pubbliche e private, scuole, istituzioni, ai quali si aggiungono i 46 apparecchi presenti sulle ambulanze e auto mediche del 118.
1.500 sono i soccorritori non sanitari addestrati, e costantemente aggiornati alle manovre di rianimazione con il defibrillatore, dai formatori del 118 Bologna Soccorso.

 

La Cardiologia dell’Ospedale Maggiore, una eccellenza nazionale

 

Nel 2013 la Cardiologia dell’Ospedale Maggiore ha eseguito 1.900 ricoveri in regime ordinario (circa 600 pazienti con infarto miocardico acuto o sindromi coronariche acute), 340 ricoveri in day hospital, 1.900 coronarografie e 970 angioplastiche coronariche (340 delle quali angioplastiche primarie nell’infarto miocardico acuto, uno dei volumi di attività più elevati tra le cardiologie italiane), 240 impianti di pacemaker, 70 impianti di defibrillatore (27 dei quali con funzione di pacing biventricolare per la terapia di resincronizzazione cardiaca nello scompenso), 210 studi elettrofisiologici, 200 ablazioni transcatetere (110 delle quali complesse) e 4 chiusure transcatetere dell’auricola sinistra. Sono state eseguite, inoltre, oltre 60.000 prestazioni ambulatoriali per pazienti non ricoverati.

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