Risorse economiche continuamente ridotte, gli Ospedali chiusi o riconvertiti, la necessità di fornire risposte appropriate alla domanda di salute espressa soprattutto dagli anziani. Questa è l’attuale scenario che si presenta in Italia.
MILANO. Una risposta soddisfacente all'attuale crisi economica che pervade la sanità del nostro paese potrebbe essere quello di diffondere con maggiore intensità il modello inglese degli Ospedali di comunità. Elaborato dallo studio della Dott.ssa Simona Fiorese.
Nati negl’anni ’20 in Gran Bretagna, gestiti dai Medici di Medicina generale integrati con i servizi sociali, è una risposta più che soddisfacente. Una nuova modalità assistenziale che consente di affrontare in termini di efficacia ed efficienza il problema delle patologie cronico-degenerative, con il complesso di problematiche clinico-assistenziali e gestionali ad esse collegato.
Posti letto a basso costo ed alto livello di gradimento da parte dei ricoverati, spesso recuperando immobili sotto-utilizzati o destinati al degrado, risparmiando risorse da destinare ad altri servizi e liberando gli ospedali dai cosiddetti “ricoveri impropri” che ne limitano le potenzialità.
In Italia, i primi Ospedali di Comunità nascono in Emilia Romagna con la realizzazione di un Country Hospital a Premilcuore (FO) e poi a Modigliana (FO). Negli anni successivi questo modello si è diffuso nelle Regioni del centro-nord (Toscana, Marche) e poi in Umbria, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, Liguria.
Si tratta di un nuovo modello di struttura e di assistenza, opportunità unica per ridefinire le competenze e le responsabilità degli addetti all’assistenza sanitaria. L’infermiere, come sull’esperienza inglese, diventa il vero protagonista di questo e di altri nuovi modelli assistenziali.
“Formare team di infermieri che provvedono a fornire un ampio ventaglio di cure ai pazienti”. Questo è l’augurio per chi opera all’interno degli Ospedali di comunità. Professionisti specializzati nel team delle unità di cure intermedie permette di orientare l’assistenza verso un modello olistico senza rinunciare alla specificità della presa in carico del paziente.
L’addestramento e la competenza progressivamente acquisita nel definire il piano di cure e nel gestire l’eventuale cambiamento delle cure stesse consentono all’infermiere di offrire un servizio ottimale al paziente, gratificandolo dal punto di vista professionale.
In questo modo si viene stimolati alla corretta applicazione dei principi dell’infermieristica di base e allo sviluppo delle capacità di leader clinico. Operativamente, l’infermiere deve individuare e definire non solo l’eleggibilità del paziente all’ammissione, ma anche il grado di acuzie e il tipo delle cure di cui il paziente necessita, nonché le sue aspettative.
L’infermiere è l’unica figura professionale in grado di rilevare i primi sintomi di esacerbazione o complicanze di una patologia e allertare, quindi, il medico. Bisogna incoraggiare lo sviluppo di strutture intermedie come l’Ospedale di Comunità, struttura che privilegia il livello assistenziale. Ed é lecito affermare che la guida dell’operatività di questo tipo di struttura vede nell’infermiere la sua realizzazione.
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