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Italia forma gli infermieri dirigenti in Albania e trascura i nostri giovani

di Redazione

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Gentilissimo Direttore,

mi chiamo Recchia Raffaele, Infermiere, vice presidente dell’associazione nazionale avvocatura di diritto infermieristico. Innanzitutto colgo l’occasione per esprimere a mio nome e di tutto il direttivo dell’associazione che rappresento, sincera gratitudine per l’impegnativo quotidiano lavoro redazionale che la testata da Lei diretta conduce ritenendola una puntuale guida alla lettura dei cambiamenti in atto nel mondo sanitario.

 

Porto all’attenzione della S.V. una notizia che ha sconvolto me e tanti altri colleghi infermieri italiani per le ragioni che di seguito espliciterò:

E’ stato pubblicato recentemente dall’Università Cattolica “Nostra Signora del buon consiglio di Tirana“ in collaborazione con l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” il PRIMO bando di ammissione alla Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche.

 

Le mie riflessioni che mi piacerà condividere con quanti hanno da dire la propria sull’argomento:

  • Perché portare all’estero la formazione dell’Infermiere dirigente atteso che i fabbisogni sono definiti d’intesa tra il MIUR – Ministero Salute e Regioni sulla base delle esigenze rilevate dagli stessi sul territorio nazionale;

 

  • E’ opportuno, in un periodo sociale che vede economie crollare, valori ridimensionarsi, cittadini sempre più soli e fragili, sostenere iniziative all’estero che lasciano il campo a molti dubbi nella loro validità e necessità' considerando che:

 

a) Abbiamo decine di migliaia di giovani precari, disoccupati, sottopagati e con tutele zero.

 

b) Abbiamo migliaia di diplomati in percorsi Master Universitari definiti nell’ambito degli ordinamenti didattici universitari e mai recepiti dall’ordinamento sanitario e contrattuale.

 

c) Abbiamo migliaia e migliaia di infermieri in possesso della laurea magistrale oggetto delle considerazioni, senza nessuna speranza di spenderla nel lavoro.

 

  • Perché gli italiani debbono andare in Albania, per conseguire competenze che se saranno fortunati dovrebbero svolgersi in ITALIA?

 

  • Perché questo titolo è automaticamente equivalente in Italia? 

 

Con quale normativa si è adeguato un titolo conseguito da un paese extraeuropeo.

Considerando che la Federazione nazionale dei Collegi IPASVI, nella sua qualità di ente di diritto pubblico ausiliario dello stato in ambito alla professione sanitaria di Infermiere, viene di norma consultato sui fabbisogni formativi, mi permetto di domandare ai Presidenti componenti la Federazione quando abbiamo esaminato e dato parere sull’argomento facilitando quindi l’implementazione di un bando di ammissione alla Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche all’estero.

 

Mi chiedo inoltre, se e in che misura il Ministero dell’Università e della ricerca attraverso l’ANVUR (Agenzia NAZIONALE di valutazione dell’università) eserciti il potere di valutazione della qualità dell’offerta formativa e se e come presso l’ Università Albanese siano sussistenti i requisiti tecnologici e organizzativi idonei a rispondere adeguatamente gli obiettivi formativi teorici e pratici previsto dall’ordinamento italiano nell’ambito della laurea magistrale, (attenta analisi sulla laurea di primo livello ).

 

Domando e chiedo alla Presidente della Federazione e dei Collegi se e come:

 

INTERVENIRE per la disoccupazione dei giovani, la minaccia di mobilità di migliaia di infermieri (così come articolo allegato) se facciamo i conti 30.000 precari e 29.000 esuberi negli ospedali.

 

RATIFICARE accordi con paesi di emigrazione dei giovani infermieri italiani, evitando il commercio del personale ed i rischi ai giovani. (Germania, Inghilterra, Canada, Olanda, Irlanda......)

 

INTERVENIRE contro Il blocco dei contratti e quindi di ogni possibile sviluppo professionale e di carriera.

 

INTERROMPERE la perdita costante della qualità formativa , esiste una varianza ormai irrecuperabile. Sia in quella universitaria che nella formazione continua.

 

COMBATTERE l’aumento dello stress lavoro-correlato, che destabilizza l’equilibrio di molte infermiere ed infermieri.

 

DEFINIRE i perimetri dell'aumento della responsabilità in ambienti e contesto organizzativi al alto rischio.

 

DEFINIRE standard professionali ed organizzativi per aree omogenee e livelli di varianza assistenziale, clinica, gestionale.

 

FERMARE la depauperazione deontologica in essere per l’ inasprirsi del clima organizzativo.

 

APRIRE E SOSTENERE il dibattito politico nell’infermieristica reale che afferisce al Patto Salute, all’infermieristica per la famiglia e la comunità; all’Infermieristica esperta e specialistica.

 

Per quanto su esposto avanzo a Lei Direttore e alla sua squisita attenzione, la richiesta di un dibattito sull’argomento, che coinvolga La Federazione nazionale e i Collegi IPASVI per il ruolo istituzionale che coprono nella rappresentanza professionale, capace di esaudire i tanti vuoti di conoscenza che gli Infermieri Italiani, io per primo, condividono sull’argomento in oggetto e che se non chiariti rischiano di compromettere seriamente il loro rapporto con le istituzioni rappresentative.

 

Sono certo di un positivo riscontro e porgo a quanti in indirizzo che la presente ricevono sulla propria posta elettronica certificata, un grazie sincero per le attenzioni che vorranno riporre sull’argomento.

 

Raffaele Recchia

Vicepresidente A.D.I. 

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