GENOVA. Con una email inviata tempestivamente proprio il giorno della pubblicazione, alla email della redazione locale del noto quotidiano, il Presidente IPASVI di Genova ha scritto in rappresentanza di tutto il coordinamento regionale.
Parole e dure che non lasciano spazio a interpretazioni o fraintendimenti. La comunità infermieristica regionale e nazionale, aggiungiamo noi, richiede a gran voce una rettifica dell'articolo.
Condividiamo in pieno la lettera e per questo motivo la riportiamo integralmente.
Sempre più spesso leggiamo articoli sulla stampa cittadina che preoccupano per quanto espresso: trattasi di disonestà intellettuale o preoccupante ignoranza di chi dimentica troppo spesso di verificare la correttezza delle fonti? Spesso evitiamo di replicare per non ridare due volte la stessa falsa notizia, ma questa volta no, ecco la mail inviata a Repubblica edizione di Genova per l'articolo apparso sabato 3 gennaio dal titolo "Il calvario degli Infermieri...." e chiunque desidera esternare la propria disapprovazione su questo modo di fare giornalismo, può mandare una mail all'indirizzo segreteria-genova@repubblica.it all'attenzione del caporedattore Franco Monteverde
Gent. sig.ra Erica Manna,a riscontro dell'articolo apparso oggi su Repubblica edizione di Genova con il titolo in oggetto, lo scrivente Presidente del Coordinamento regionale dell'Ordine degli Infermieri della Liguria è ad esprimere vivo sdegno e incredulità da parte di tutta la comunità di Infermieri liguri. Non è possibile oggi che, chi si definisce giornalista, non conosca chi è l'Infermiere o peggio ancora lo confonda con altri operatori sanitari dei quali l'Infermiere è il responsabile. La sua leggerezza nell'estensione dell'articolo (e per favore non mi venga a dire che i responsabili sono i titolisti) a cominciare dal titolo e proseguendo in tutto il corpo dell'articolo ci preoccupa, non solo per la sfilza di inesattezze e pressapochistiche affermazioni fatte (sarebbe bastato fare una semplice e doverosa verifica delle fonti), quanto soprattutto per l'inqualificabile arroganza nel dare risalto ad una tematica di estrema delicatezza.
La sua arroganza nel trattare questa tematica ha prodotto, al di là del nostro legittimo risentimento, una totale mancanza di rispetto e di sensibilità a favore di tutte le persone che in questi ultimi anni sono stati vittime di abusi, maltrattamenti e violenze all'interno delle strutture socio-sanitarie della nostra regione. Sì, ha letto bene! Mi fermo qui nell'esprimere il disgusto e l'amarezza nel leggere oggi all'interno di una testata giornalistica di tutto rispetto, articoli stesi con vergognosa e imperdonabile ignoranza e soprattutto nella violazione più spregevole del dovere etico e deontologico di ogni giornalista nell'omissione della necessaria verifica delle fonti. E, nello spirito invece di servizio che deve permeare il mio ruolo istituzionale, Le chiedo di prendere atto di quanto segue e magari nel più breve tempo possibile procedere ad una retifica di quanto scritto nel confondere professionisti laureati quali siamo Noi Infermieri con personale tecnico in possesso di una qualifica e dare quindi il dovuto risalto ad un problema di estremo interesse sociale.
In allegato alla presente le invio copia della lettera spedita circa 20 giorni fa agli Assessori interessati e che ha avuto quale effetto quello di "avere generiche rassicurazioni dalla Regione dopo il presidio di protesta in Via D'Annunzio..."
La vera questione che sta alla base di questa querelle è la pretesa, da parte dei datori di lavoro delle strutture socio-sanitarie, di far conseguire ai loro dipendenti la qualifica di O.S.S. senza far loro svolgere esperienze di tirocinio così come previsto dalla normativa vigente, accampando quale scusa il possesso dell'anzianità di servizio! Tale pretesa è illegale perché contraria alla normativa nazionale in quanto la qualifica di O.S.S. è un titolo valido su tutto il territorio nazionale la cui formazione non è negoziabile in ambito regionale o peggio ancora nel chiuso delle stanze per il profitto e l'interesse di pochi. E i cittadini chi li tutela? Chi verifica che gli operatori tutti siano in possesso dei requisaiti culturali e professionali richiesti a garanzia di un servizio capace di soddisfare i bisogni assistenziali della cittadinanza?
Per mia onestà intellettuale mi rifiuto che il suo articolo abbia voluto solo fare da cassa di risonanza pubblicitaria ad una qualche sigla sindacale, perchè se così fosse immagino già che non darà alcun seguito a questa mia mail e di ciò dovrà rendere conto innanzitutto ai cittadini liguri, poi al suo giornale e in ultimo, ma non perchè meno importante, alla sua coscienza ed etica professionale.
Rimango a Sua disposizione qualora ritenesse di voler approfondire la questione "vera" che sta alla base dell'intera vicenda.
Carmelo Gagliano
Carmelo Gagliano
Infermiere - Presidente Coordinamento regionale dell'Ordine IPASVI degli Infermieri della Liguria
Fonte: http://goo.gl/qLSUgw
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