TRIESTE. Una collega sta per essere "giudicata", esaminata dal Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi per aver pubblicato su un social network un commento dispregiativo nei confronti di una ragazza malata che aveva dichiarato di essere ancora viva grazie alla sperimentazione su animali
Prima di scrivere ho deciso di darmi un po' di tempo. Ho provato a capire le motivazioni del collegio Ipasvi di Trieste, l'errore della collega, i sentimenti della paziente offesa.
Non é stato facile. Scrivere d'impulso mi avrebbe portata a scrivere contro o a favore di questo o quest'altro. Credo non sia la situazione in cui dire è giusto o sbagliato.
Il primo pensiero va a te, Caterina Simonsen, ti chiedo scusa per gli insulti ricevuti da tutte quelle persone che si dicono amanti degli animali, che magari criticano la sperimentazione su di essi, ma se ne cibano tutti i giorni o hanno pellicce nei loro armadi. Sono sicura che anche loro al tuo posto capirebbero l'importanza della sperimentazione nella medicina. E sono sicura che tu ami quegli animali più di loro, proprio perchè ti han permesso di continuare a vivere.
Già, perchè non si sta parlando di sperimentazione su animali per cosmetici o qualsiasi altra cosa futile.
Cara collega, non voglio giudicare il tuo commento in fondo siamo in un Paese libero dove ognuno può esprimere la sua opinione. Chi ha scritto sei tu,non l'infermiera che rappresenti. Sono sicura che se avessi conosciuto quella ragazza saresti stata un'ottima infermiera professionista e competente e forse avresti capito il suo vissuto.
Mi spiace collega, perché pur non condividendo il tuo pensiero, in tutta questa situazione tu rappresenti il capro espiatorio. Sono state tante le persone che hanno offeso quella ragazza, ma tu sei un'infermiera e questa è una professione a tratti paradossale che toglie tanto,premia poco, dimentica in fretta chi sei stata, e mette subito al patibolo.
Il collegio giustamente dichiara sia stato violato il codice deontologico degli infermieri " nello specifico dove si afferma che l'infermiere rispetta la ricerca così come è tenuto a curare e rispettare tutti i malati anche quando manifestano idee diverse dalle proprie".
In un mondo infermieristico perfetto sarei in accordo con questo commento. Ma la situazione italiana non credo possa essere definita tale. Se l'infermiera in questione deve essere "condannata" lo dobbiamo essere tutti.
Quanto rispettiamo la scelta dei pazienti che chiedono di sospendere i trattamenti sanitari?(art.36-37 poi smentiti dall'art.38).
"L'infermiere concorre a promuovere le migliori condizioni di sicurezza dell'assistito..." (Art.29) "In quante realtà l'infermiere lavora in situazioni limite in cui si fa fronte tutti i giorni al sovraffollamento, alla riduzione dei posti letto e del personale stesso?
Art.49: "L'infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne comunicazione ai responsabili professionali della struttura in cui opera o a cui afferisce il proprio assistito." Quanti dovrebbero "pagare" per la violazione di questo articolo? Noi infermieri o altre istituzioni che non ascoltano e fingono di non sapere?
È stato fatto riferimento alla ricerca, allora perchè non punire tutti gli infermieri che non sanno fare ricerca, che non vogliono o che non possono. Forse si fa presto a parlare di ricerca, ma non si fa altrettanto per promuoverla sia a livello di formazione che finanziaria.
E perché non parlare della nostra formazione post base? Prevista per legge eppure ancora oggi così inutile o meglio frustrante sul fronte lavorativo. Abbiamo infermieri laureati magistrali, uno o due master, che hanno speso soldi, tempo e vita propria. Chi dovremmo denunciare? Chi dovrebbe essere portato in consiglio disciplinare?
La nostra professione sia nel nucleo operativo che nella direzione manca ancora di troppe cose per poter fare questo a questa infermiera.
Cara Caterina pur amando tanto il mio cane e tanti altri animali condivido la tua battaglia, ad oggi non possiamo fare a meno di quella sperimentazione, tanti auguri per la tua vita.
Cara collega, ricordati che in qualunque cosa tu faccia sei e sarai sempre un'infermiera nella buona e purtroppo più spesso nella cattiva sorte. Speriamo l'Ipasvi "grazierà" te così come perdona tante altre cose.
Le persone normali hanno sempre bisogno di un mostro da giudicare per convincersi di non essere simili a lui. Oliviero Toscani, Non sono obiettivo, 2001
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