Se le infermiere o gli infermieri possono ritornare negli ospedali, non ci sono garanzie che gli ospedali se li riprenderanno. Una dichiarazione in tal senso è già arrivata ad esempio dall’Ospedale universitario di Trnava, che non riassumerà tutti i 57 infermieri che sono rimasti a casa a fine gennaio. E gli altri nosocomi?
SLOVACCHIA. Gli infermieri hanno, alla fine, accolto l’offerta del primo ministro Robert Fico per tornare a lavorare negli ospedali e avviare negoziati con i direttori delle strutture sanitarie riguardo alle loro richieste. «Si tratta di una perdita» secca, ha notato l’analista Tomas Szalay dell’Istituto per la Politica Sanitaria, citato dal quotidiano Sme.
A darne notizia il portale italiano BuongiornoSlovacchia.sk.
Dunque anche le dimissioni in massa di 540 dipendenti degli ospedali a fine gennaio (dei quali 305 nell’ospedale di Presov, 172 in quello di Zilina) non sono state sufficienti a muovere il governo a mettere mano alla questione prima delle elezioni del 5 marzo.
Secondo l’Associazione delle organizzazioni sindacali della sanità la ragione principale per una tale debacle è che la percentuale di dimissioni è irrisoria se confrontata con i circa 19.000 infermieri che lavorano nei nosocomi in Slovacchia.
Se le infermiere o gli infermieri possono ritornare negli ospedali, non ci sono garanzie che gli ospedali se li riprenderanno. Una dichiarazione in tal senso è già arrivata ad esempio dall’Ospedale universitario di Trnava, che non riassumerà tutti i 57 infermieri che sono rimasti a casa a fine gennaio.
I rappresentanti degli infermieri hanno incontrato il Presidente Andrej Kiska e gli hanno chiesto di contribuire alla loro causa facendo uso della sua autorità, ponendosi come mediatore con il governo. Kiska, che non ha commentato la diatriba con l’esecutivo, si è limitato a dire che lasciare il lavoro e richiare di perderlo per sempre, e perdere con esso lo stipendio con il quale sostenere la propria famiglia, è una protesta piuttosto estrema. Ed ha sottolineato che ogni infermiere che se ne va all’estero per migliori condizioni di lavoro è una perdita per la Slovacchia.
Kiska ha poi detto chiaramente che la sanità slovacca dovrebbe essere una priorità assoluta per il prossimo governo.
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