MILANO. “Una politica quella del governo che sta schiacciando il valore nominale e reale degli stipendi statali dei lavoratori italiani, una politica che si sta particolarmente affacciando al contenimento della spesa pubblica che inevitabilmente sta creando dei grossi problemi soprattutto a chi lavora in sanità”. Sono state le prime parole a caldo di Ciro Balzano, dirigente di segreteria UIL FPL Milano Lombardia, in occasione della protesta portata avanti fuori e dentro le corsie dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano.
“Oggi molti operatori sanitari, infermieri, ostetriche, fisioterapisti, stanno lavorando in ospedale con una fascia al braccio per dare voce al normale silenzio che accade in queste situazioni” - ha continuato durante l'intervista il dirigente UIL - “Gli operatori sanitari difficilmente possono scendere in piazza e dimostrare il loro dissenso”. Non una protesta fine a se stessa, ma una protesta costruttiva per garantire in primis l’assistenza al paziente, per rivendicare quelli che sono i disagi quotidiani nell’ambiente sanitario.
“È molto difficile che ci sia una massiccia adesione in ospedale allo sciopero. Il motivo etico perché gli operatori sanitari vogliono assistere professionalmente i loro pazienti e il motivo giuridico che impone la cooptazione di coloro che volessero scioperare in servizio. Da alcuni anni sembra che lo strumento dello sciopero abbia perso gran parte della sua efficacia nel mondo sanitario, noi abbiamo deciso di istituire e organizzare quest’iniziativa “vorrei ma non posso” una sorta di grido e opposizione alle politiche del governo”.
Una difficoltà constante e quotidiana quella di gestire il personale sanitario all’interno delle unità operative per le continue carenze e le eventuali assenze per malattia o gravidanza. «Sembra un paradosso, ma attualmente ci sono più assistenti in un aereo per persone sane che assistenti in una corsia per persone che hanno veramente bisogno d’aiuto» sottolinea Gaspare Clemenza.
“La politica di contenimento della spesa pubblica del Governo ha particolarmente congelato le professioni sanitarie. Il turnover un grosso problema, ormai ogni tre o quattro unità che lasciano le strutture pubbliche ne viene assunta soltanto una, e questo non vuol dire che i pazienti sono diminuiti anzi i pazienti ci sono e hanno bisogno di assistenza e di cura”.
Il continuo blocco dei contratti, così come già sottolineato dalla Federazione Ipasvi, sta riducendo il potere d’acquisto degli infermieri fino al 25% che sommato al blocco degli stipendi porta a una retribuzione inadeguata rispetto alle competenze del professionista infermiere. Inoltre UIL Infermieri rivendica l’inefficacia dell’attribuzione degl’infermieri nelle corsie in base al minutaggio di assistenza necessario per patologie con una metodologia non meglio specificata ormai in vigore da troppi anni.
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