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Infermieri, due rampe di scale sopra la media

di Marco Alaimo

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PISTOIA. "Gli infermieri, due rampe di scale sopra la media". da dove avrò preso questa citazione, da quale manuale, in quale articolo? Beh tutto inizia da una lettera, una bellissima lettera (a mio avviso) che un giornalista e conduttore televisivo ha postato qualche mese fa sul suo portale, dopo un’esperienza in un ospedale italiano. Quello che mi ha colpito inoltre sono stati i commenti dei lettori, più o meno critici ma sicuramente tutti sulla stessa linea, “la sanità italiana è buona grazie anche al lavoro altamente professionale degli infermieri spesso con risultati eccellenti e con poco eco mediatico”, poca pubblicità e spesso molto poco riconoscimento sociale.

Certo non è indispensabile avere delle gratificazioni per svolgere bene il proprio lavoro, ma aiuta e sicuramente aumenta la voglia e la speranza di migliorarsi e di fare sempre al meglio e con la massima dedizione il lavoro sia in termini scientifici che prettamente clinico/assistenziali. Noi infermieri sappiamo bene cosa vuol dire lavorare con il minimo delle risorse ma sappiamo altrettanto bene qual è l’obiettivo finale e la posta in gioco del nostro lavoro “il benessere del malato”.

 

Gad Lerner che già si occupò della nostra professione nel 2006 scrive parlando della sua esperienza in una chirurgia e dice che “in mezzo a questo normalissimo dolore di un reparto di chirurgia si muovono loro, gli infermieri.

 

E inizia a descrivere alcuni gesti che lo hanno colpito come: la capacità di allungare una mano per sollevare dal dolore, e nota gli infermieri come gli “esperti nel fingere allegria”.

 

Verissimo caro Gad siamo esperti nel muovere i malati cercando di lenire il dolore e a modulare l’allegria e la sofferenza, dobbiamo farlo per il vostro e nostro benessere, e da come scrive si capisce che ci descrive con rispetto e attenzione un bel gesto da parte sua. Sicuramente saprà che molti di noi non sono stati allenati a questo, che non ci sono stati corsi specifici e che tanti hanno una dedizione talmente alta da rimuovere il proprio dolore e far trasparire solo la “finta allegria” nelle corsie, una allegria non ipocrita né falsa, ma costruita attorno al malato e alle sue esigenze.

 

Continua la sua lettera dicendo che il lavoro in ambito sanitario è un attività umana delicata, faticosa e complessa contornata da miseri stipendi (almeno per gli infermieri) e dove si possono trovare gli infermieri che svolgono un “un lavoro faticoso e usurante” continua il giornalista dicendo che “anche se suppongo riservi la scoperta di incontri umani straordinari. Qui circola davvero l’umana santità, come in pochi altri luoghi”.

 

Altri poi hanno commentato questa lettera di ringraziamento, con apprezzamenti altri mettendo in risalto il fatto che ovviamente non tutti sono così. Insomma c’è chi ha fatto di tutta un erba un fascio e chi ha colto il messaggio ed ha preso al volo la lettera per farne una riflessione.

 

Come Antonio e Giorgio (infermieri) che tra l’altro scrivono: “la cosa che più mi colpisce invece è la cronicità della carenza di questa “strana figura”, che va dal portare padelle a salvare la vita. Nelle corsie si lavora in condizioni disumane, con un alto margine di errore (vi ricordo che siamo i responsabili della somministrazione farmacologica). Basta un niente che nella migliore delle ipotesi si provoca un danno irreversibile al paziente. Non siamo tutelati, turni massacranti e sottoposti a stress elevato”. Come non dargli torto.

 

Altri rispondono che non c’è un’adeguata remunerazione anche alla luce del percorso di studio e del titolo di Dottore in Infermieristica, qualcuno evidenzia le forti abilità relazionali ed umane che sono richieste all’infermiere e che spesso sono presenti solo marginalmente.

 

E’ stato molto bello poter leggere tutti i commenti fatti da colleghi ma anche da persone che hanno frequentato i vari ospedali italiani, e come in un campione di una ricerca, possiamo un po’ generalizzare e vedere come in linea di massima la figura dell’infermiere è stimata ma spesso poco conosciuto il ruolo e il percorso. Le aspettative della collettività nei confronti di questa figura sono alte e sempre più si ricerca l’infermiere bravo, abile e ben preparato senza però togliere l’aspetto di umanità e empatia che spesso si costruisce tra la figura infermieristica e il malato.

 

Possiamo terminare con questo post di Sergio che ci dice che gli infermieri “devono essere delle persone con delle qualità morali due rampe di scale sopra la media italiana” Merlino nel post successivo aggiunge “facciamo tre”… noi rilanciamo un bel quattro… ma ci auguriamo di poter dare a tutti i malati il massimo e il meglio e guadagnarci un bel 10 e lode.

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