E' l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’ Albo professionale; è responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica.
AGRIGENTO. Infermiere pediatrico, si avete capito bene, nessun errore, pediatrico. Molti non sanno nemmeno che esiste, eppure c'è, ma sta nell'ombra perché ha studiato in un Paese che lo ha preparato ma non lo vuole, non lo tutela.
Definiamo, allora, questa figura secondo il profilo professionale: “L’infermiere pediatrico è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’ Albo professionale, è responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica”.
In possesso del diploma universitario: dunque esami, sacrifici , la gioia della laurea e di quel titolo di Dottore ,per poi scoprire che l'unica cosa che si prospetta davanti è un periodo volontario di 6 mesi , mesi di esperienza importantissima, si inizia tutti cosi nonostante la laurea sia abilitante alla professione, ma dopo questo tirocinio post laurea? Che succede a questo giovane e volonteroso infermiere che ha fatto l' "errore" di specializzarsi in uno dei settori più belli ma non per questo più facile che la facoltà e la professione gli offre?
Le alternative non sono poi tante: c'è chi va all'estero,lasciando magari la terra dove è nato e cresciuto con tutti gli affetti più cari, chi intraprende nuovamente il percorso universitario per diventare infermiere generale o decide di proseguire gli studi con il conseguimento della laurea magistrale, chi addirittura decide di abbandonare il sogno di fare l'infermiere pediatrico e appende la laurea al muro.
Ma cosa fa o dovrebbe fare un infermiere pediatrico?
Come già accennato l’infermiere pediatrico è il responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica, il che vuol dire che deve contribuire e collaborare con le altre figure dell’equipe sanitaria al fine di tutelare e promuovere la salute dei piccoli pazienti che gli vengono affidati, assicurando loro la massima attenzione e cura che meritano. Un professionista sotto tutti i punti di vista.
E da vero professionista sa che , seppure il suo bacino d’utenza sia il bambino, la sua attività non è e non può essere limitata ad esso, in quanto il piccolo paziente è al centro di un delicato ambiente formato dai genitori e da altre figure fondamentali che l’infermiere deve tenere in stretta considerazione quando prende in carico il bambino fornendo, se necessario, il giusto sostegno psicologico , diventando cosi una parte integrante di tutto il processo terapeutico e clinico a cui il piccolo è sottoposto.
Tutto questo, tuttavia, non deve essere visto come una semplice esecuzione materiale di esami diagnostici quali prelievi , esami colturali o prescrizioni farmaceutiche mediche, che creano non pochi problemi all’ infermiere pediatrico: non è facile,ad esempio, spiegare al bambino che lo si deve “bucare” o che deve affrontare un intervento particolare eppure l’infermiere pediatrico si è preparato per questo.
Ma allora se esiste un professionista che ha dedicato i suoi studi a questa particolare assistenza per quale motivo nessuno o solo una limitata cerchia sa della sua esistenza?
La figura infermieristica negli ultimi anni è protagonista indiscussa di un’evoluzione professionale , un’evoluzione ancora in atto che sta portando a quell’autonomia che da sempre gli infermieri hanno guadagnato sul campo grazie a dedizione, studio e lavoro, eppure l’infermiere pediatrico deve lottare anche per farsi riconoscere, non solo dalla società ma, soprattutto, dalle istituzioni che hanno investito nella sua preparazione introducendo il corso di laurea ma non fornendo sufficienti mezzi allo stesso per poter iniziare il percorso lavorativo su suolo italiano, contribuendo alla fuga di infermieri italiani dal Bel Paese.
La pediatria potrebbe essere vista come una piccola isola rispetto al resto del mondo sanitario e forse non è del tutto sbagliato vederla cosi, ma su quella piccola isola l’infermiere pediatrico sa come assicurare la giusta attenzione e premura , e allora perché non dedicare la stessa attenzione a questa figura?
Claudia Airò, Infermiera Pediatrica
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