MATERA. Nel 2014 si può essere sottoposti ad una sanzione per aver lasciato un proprio commento su un social network. Nulla di strano, l'era di internet, da più di 10 anni a questa parte, ci ha abituato a notizie anche più "strane". Si può essere d'accordo o meno con le sanzioni di tale genere, ma nel caso degli infermieri, si dovrebbe essere tutti d'accordo quando la sanzione viene commisurata ad una collega rea di aver gettato discredito sulla categoria col suo commento.
Val bene la pena precisare che a volte i commenti possono essere fraintesi (con ciò non voglio per forza dire che questo sia uno di quei casi), poichè la rete non dà la possibilità di esprimere al meglio la propria opinione, non potendo appunto valutare ad esempio il tono di voce, lo stato d'animo o altri elementi che in un contesto "faccia a faccia" fanno capire bene cosa il proprio interlocutore voglia dire rendendo la comunicazione verbale più completa.
Non voglio con ciò entrare nel merito della discussione, poichè (grazie al Cielo) non spetta a me sottoporre un collega ad una sanzione, e soprattutto poichè ritengo ci siano figure adatte a svolgere tale ruolo; vorrei però esaminare un piccolo particolare, ossia la motivazione che è stata addotta quale causa della probabile sanzione: aver gettato discredito sulla categoria infermieristica.
Gettare discredito, significa appunto mettere in cattiva luce qualcuno, cosa che sovente capita agli infermieri italiani, soprattutto grazie agli "errori" di giornalisti a caccia di visibilità.
Ha ragione chi in questo momento pensa che il sottoscritto ha più volte ed in più occasioni rimarcato questo "disguido", e non vorrei sembrare banale e stucchevole, ma tutta questa vicenda mi ha dato spunto per riflettere su una eventuale strategia da attuare per porre fine alle menzogne che spesso girano sul nostro conto.
Il commento che la collega ha lasciato su Facebook, potrebbe aver fatto fare una brutta figura a tutti gli infermieri italiani, ma non so a questo punto cosa abbia potuto causare un articolo che parla della responsabilità di un infermiere nella morte di un paziente per mancata assistenza, o cosa possa portare alla mente di un lettore un articolo che parla di un metalmeccanico "riconvertito" in infermiere dopo un corso di qualche mese, o ancora non immagino cosa possa pensare un qualsiasi cittadino di noi infermieri quando una psicologa (o forse dovrei dire una donna con qualche problema) paragona le mie colleghe alle prostitute, e i casi da prendere in esame sono (purtroppo) innumerevoli, poichè la parola "infermiere", spesso fa bella mostra di se in tutti i titoli dei giornali, salvo poi sparire magicamente negli articoli per essere sostituita da altre diciture che indicano altre figure operanti nel SSN.
Per gran parte dei media nazionali, in una struttura sanitaria, tutti coloro i quali indossano un camice sono medici, mentre tutti coloro i quali indossano una divisa sono da considerarsi infermieri (anzi, spesso si parla di paramedici), ossia meri esecutori di ordini di figure colte, almeno stando all'immagine che certi scritti contribuiscono a far nascere nell'immaginario dei lettori; quando qualcuno svolge male il proprio lavoro, quindi, a farne le spese sono gli infermieri.
Tutto ciò non getta discredito sulla categoria? Cosa pensa il cittadino degli infermieri italiani dopo aver letto titoli del genere scritti a caratteri cubitali?
Una categoria forte, è una categoria che sa farsi rispettare e che riesce a dare una giusta immagine di se alla collettività, cosa che purtroppo non è concessa agli infermieri, e non di certo per loro demeriti o per loro negligenza.
Se si cominciasse sistematicamente a querelare per diffamazione tutti coloro i quali commettono errori grossolani sulla categoria infermieristica italiana, (creando lo stereotipo dell'infermiere ignorate e/o fannullone e/o incompetente e/o ecc.....), calcolando il numero degli "svarioni" giornalistici, credo che i risarcimenti potrebbero essere tali da permettere all'intera Federazione Nazionale di organizzare eventi gratuiti per i propri iscritti in ogni provincia, con tanto di servizio di catering gratuito, per un anno intero.
Probabilmente, se la collega che ha avuto l'infelice idea di esprimere la sua opinione in maniera forse un po' troppo avventata verrà sanzionata, sicuramente da persona intelligente, la prossima volta ci penserà su prima di dire la sua specificando di essere infermiera rischiando di gettare discredito su tutti noi.
E se i giornalisti rei di gettare discredito sugli infermieri italiani venissero condannati a rettificare puntualmente le loro falsità e le loro redazioni condannate a risarcire con sanzioni pecuniarie gli infermieri italiani? Credo che anche in questo caso, i protagonisti di queste spiacevoli vicende ci penserebbero su prima di mettere in cattiva luce i nurses italiani.
Fino a quando la collettività non sarà informata in maniera adeguata sul lavoro che gli infermieri svolgono quotidianamente, fino a quando alcuni "soliti noti" useranno il termine "infermiere" in maniera impropria per veder crescere esponenzialmente il numero dei propri lettori, tutte le nostre discussioni e tutte le iniziative messe in atto per tutelare la nostra dignità professionale, rimarranno solo "aria fritta", poichè come diceva qualcuno parecchio più saggio del sottoscritto, "verba volant, scripta manent".
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