Le paure che invadono le persone afferenti al servizio Hospice sono molteplici e spesso legate al concetto di perdita e di dolore. Dolore non soltanto fisico ma proprio un dolore che si trasforma in sofferenza psicologica che coinvolge tutti gli aspetti del mondo del malato. Sappiamo infatti come la sofferenza e la paura per il futuro trasformi l’esperienza di malattia in un periodo di forti prove con difficoltà anche nei rapporti interpersonali e sociali con un dispendio emotivo e di coinvolgimento anche i caregiver che spesso hanno a carico la quasi totalità della gestione delle problematiche legate ai malati così detti "terminali" un termine scorretto e poco aderente allo spirito della "cura" che può andare oltre la guarigione fisica in senso stretto. Parliamo in questi casi proprio del passaggio dalla presa in carico alla presa in cura della persona e del sistema famiglia che gli ruota intorno con le reti sociali e affettive di cui necessita.
Hospice un luogo dove liberare la persona ammalata dalla sofferenza e dal dolore
Abbiamo parlato degli hospice e della loro nascita nel nostro articolo "Malati inguaribili, mai incurabili" in cui proprio una infermiera Cicely Saunders, diventata successivamente anche medico, coltivò la cultura degli Hospice e diede il via al pensiero olistico che era alla base delle strutture che vedevono accompagnare in modo professionale i malati con malattie gravi fino alla loro morte.
Il suo obiettivo principale era "liberare la persona ammalata dalla sofferenza e dal dolore, con la consapevolezza che il dolore non ha solo una dimensione fisica ma anche emotiva, sociale e spirituale".
L’accesso alle cure prestate in Hospice in Italia è stabilito dalla Legge 38 del 2010 che definisce " l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzata alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non corrisponde più a trattamenti specifici" successivamente il decreto ministeriale del 28 marzo 2013 ha inquadrato le Cure palliative nell’ area della medicina diagnostica e dei servizi.
In molte strutture per malati inguaribili vengono sperimentate cure alternative
L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito le cure palliative come un approccio che ha come scopo finale "il conseguimento della migliore qualità di vita possibile per i malati e per le loro famiglie", inoltre la stessa organizzazione delinea in un documento le strategie socio-sanitarie nel periodo 2014-2023 a livello mondiale che tendono a valorizzare il contributo delle medicine tradizionali e complementari per la salute, invitando gli stati a promuovere un uso sicuro ed efficace.
In un articolo del Journal of American Geriatric Society si enfatizza che l’utilizzo delle cure negli ultimi mesi di vita è influenzato in modo rilevante da fattori non clinici, che evidenziano la necessità di allineare i trattamenti con le preferenze individuali.
Esperti di varie discipline (medici ed esperti palliativisti, psicologi, algologi, anestesisti, infermieri, riabilitatori etc etc) concordano con il fatto che trattare il malato in un ottica globale e con un approccio personalizzato e multidisciplinare sia la risposta migliore da un punto di vista qualitativo e di compliance alla terapia.
Le cure prestate in quest’ottica vedono anche le tecniche complementari svolgere un ruolo importante e integrato sia per migliorare gli effetti secondari e il controllo dei sintomi come vomito, nausea, neuropatie, fatigue etc, oltre che facilitare gli aspetti relazionali e comunicativi portando ad un miglioramento della qualità di vita e una riduzione delle sofferenze.
Non parleremo di tutte le esperienze presenti e che riguardano le medicine non tradizionali con le varie voci a favore e contro, ma vogliamo parlare di alcune esperienze e portare alla luce come questi approcci possono effettivamente essere di ausilio alla medicina tradizionale senza però inficiare il giusto percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo e assistenziale basato sulle evidenze scientifiche.
Molti scienziati infatti sono contrari all’uso delle medicine alternative non ravvedendo in esse nessuna efficacia scientificamente provata (esempio sull' omeopatia) come noi abbiamo approfondito anche nel nostro articolo sui fiori di Bach.
A tal riguardo interessante i vari dibattiti e gli articoli Prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerca Mario Negri di Milano, che sempre con puntuale precisione cerca di rimettere la scienza e le evidenze al punto giusto a tutela del cittadino sofferente e in cerca della migliore cura possibile.
Nelle sue critiche alle cure complementari sottolinea che:
Uscendo quindi dalle diverse opinioni e non volendo in questo articolo cercare la verità, vogliamo soffermarci sulla fitoterapia e l’aromaterapia che insieme alla cromoterapia vengono spesso utilizzati nei diversi contesti assistenziali come gli Hospice dove risulta essere di aiuto e quindi di sostegno nella gestione del dolore come contributo nell’alleviare la sofferenza. Gli operatori vengono formati e preparati nel buon uso di queste tecniche e pratiche.
Aromaterapia: utile alla riduzione degli effetti collaterali di alcune terapie
L’aromaterapia che generalmente è associata all’utilizzo di fiori, bacche, foglie e altri elementi naturali che sprigionano al naturale o se lavorati essenze benefiche con effetti sul benessere dei malati e edgli operatori.
Chi utilizza queste tecniche generalmente evidenzia come nella gestione del paziente con sintomi di entità lieve o moderata si possa ottenere una riduzione del disagio legato alla diminuzione e al ricorso a terapie farmacologiche supplementari e ridurre alcuni effetti collaterali.
E’ una disciplina che impiega olii essenziali estratti dalle piante per ritrovare energia e benessere, questi generalmente vengono diffusi nell’aria e percepiti dall’ olfatto andando a sollecitare alcune aree del cervello (sistema limbico con liberazione di neurormoni), oppure utilizzati sul derma con un’azione emolliente e di idratazione. Alcuni neurotrasmettitori coinvolti sono: Endocrine (sedativi del dolore), Adrenalina (stimola e sveglia), Serotonina (calma e riassa), Encefalina – neurotrasmettitore della famiglia delle endorfine (calma il dolore).
Fitoterapia: per l'attenuazione di alcuni sintomi
La fitoterapia si può utilizzare per migliorare alcuni sintomi anche nell’ambito palliativo: (es. uso della Cannabis nelle varie forme e nei dosaggi previsti per legge e dai medici specializzati nel suo uso terapeutico)
Molti infermieri, medici e operatori hanno seguito corsi e formazione per introdurre e gestire con benefici la fitototerapia e alcune medicine alternative.
Il dibattito è sempre in corso e alle volte si è dimostrato acceso nei vari fronti. E’ necessario non tralasciare mai la cura scientifica e seguita da un medico attraverso la medicina tradizionale, può sembrare utile invece co-adiuvare la tradizionale con la medicina così detta alternativa.
Nel caso delle cure palliative studi dimostrano come vi sia un beneficio soprattutto per gli effetti secondari delle terapie e nell’alleviare la sofferenza. Quindi ben venga che le strutture come l’hospice siano attrezzate per accogliere al suo interno gli operatori e i pazienti sensibili a queste cure.
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