Tempo fa mi sono imbattuto in un articolo della rivista americana American Nurse molto interessante che parlava di un aspetto spesso tralasciato da chi opera nel mondo della salute, ovvero: la sanità della persona che assiste, nel suo concetto più ampio.
Quando il curante si prende cura di se stesso
Tale argomento non riguarda solo gli infermieri ma anche medici, tecnici e operatori che a vari livelli si prendono cura delle altre persone. Ho voluto quindi fare riferimento a quanto letto e riportarlo nella nostra realtà quotidiana ed europea traendo delle conseguenze e delineando alcuni aspetti importanti per ognuno di noi.
Sanità ovvero l’essere sano sotto diversi aspetti che vanno dalla salute mentale a quella psico-fisica ed emotiva. Certo questo non vuol dire essere perfetti, altrimenti nessuno di noi potrebbe fare questo lavoro! Ma riuscire almeno a capire i propri limiti e i segnali che possono giungerci dal nostro corpo affinché il curante si prenda cura di se stesso.
Possiamo sicuramente dire che gran parte del lavoro che facciamo come professionisti sanitari è emotivamente e fisicamente impegnativo. A dire il vero già sapevamo quello a cui saremmo andati incontro nel momento in cui abbiamo deciso di fare questo lavoro. È anche vero che non andiamo alla ricerca di qualcosa di facile, noi abbiamo voluto fare la differenza nella vita delle persone scegliendo di essere infermieri.
Condividiamo momenti intimi, difficili e talvolta piangiamo insieme a chi piange e nel contempo sacrifichiamo tempo personale per il nostro lavoro, facciamo overdose di caffè per rimanere svegli. La nostra scelta di essere infermiere a volte ci lascia stanchi e mette in dubbio la voglia di continuare, ma niente è paragonabile alla gratificazione che otteniamo nell’aiutare gli altri.
Riceviamo molte richieste di compassione, di robustezza e prontezza sia fisica che mentale. I pazienti sperano in infermieri con dei super poteri per risolvere tutti i loro problemi di salute e non solo, con noi che cerchiamo di abbracciare queste richieste come dei distintivi d’onore. Per mantenere questi distintivi luccicanti, però, dobbiamo nutrire le nostri menti, i corpi e i nostri spiriti. Dobbiamo rimanere in salute.
In America gli infermieri fanno dei corsi specifici sul miglioramento della qualità di vita, e mensilmente fanno delle riunioni sul benessere in reparto e sulle strategie di adattamento allo stress. Forse qui da noi sarebbe anche troppo, ma non credo che sia impossibile attuare almeno qualche consiglio. L’importante è partire da piccoli e raggiungibili obiettivi, perché se staremo bene e in equilibrio noi, anche chi ci sta intorno ne sentirà i benefici. Avvertiremo presto i miglioramenti anche sul piano professionale.
Il benessere di un infermiere che si prende cura di sé può essere descritto come una persona che si prende cura della propria salute personale, della sicurezza e del benessere, che vive la vita in tutta la sua pienezza e in un equilibrio fisico-mentale e professionale
. Essere sani aiuta a riconoscere la carica positiva che è in noi e può essere di sostegno a coloro che ci sono vicini, dalla famiglia al luogo di lavoro fino ai nostri assistiti.
Non so se il modello americano possa essere totalmente vissuto nella nostra realtà, intanto mi sono di nuovo iscritto in palestra e torno a fare le passeggiate con il cavallo. Perché no? Tentar non nuoce.
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