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La storia di Gabry e del sorriso regalato al suo Infermiere

di Massimo Menchella

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Immaginate un giovane infermiere alle prime armi, che presta servizio presso una piccola clinica con degenze per problemi non gravi, dove il dolore regna ma ha quasi sempre un risvolto positivo.

Quell’infermiere sogna di vincere un concorso pubblico che gli consenta di lavorare in un'azienda ospedaliera di una grande città.

Un giorno, quel sogno si avvera!

 

L’infermiere si ritrova catapultato in una grande azienda ospedaliera della capitale.

 

Il sogno divenuto realtà, dopo l’euforia dei primi giorni, gli manifesta le sue prime difficoltà.

 

Prestare servizio in una grande azienda ospedaliera significa anche lavorare in Unità Operative specialistiche che richiedono competenze elevate.

 

L’infermiere inizia a lavorare nell’U.O. di Scompenso Cardiaco.

 

I primi mesi lavorativi non sono semplici, ambientarsi in un nuovo ospedale, in una nuova U.O., conoscere nuovi colleghi e fare assistenza a pazienti con scompenso cardiaco non è semplice, ma lui la considera una grande sfida che gli permetterà arricchimento delle competenze e gli offrirà più occasioni per aiutare il proprio prossimo.

Affronta quindi con serenità e sconfinato amore quel periodo.

Piano piano, giorno dopo giorno, la sua esperienza umana e professionale cresce davvero.

L’Unità Operativa di scompenso cardiaco accoglie pazienti in regime di ricovero d’elezione.

 

La degenza dura in media due o tre settimane durante le quali, il paziente è sottoposto ad esami per verificare la funzionalità cardiaca oppure sottoposto allo screening per valutare in futuro un eventuale trapianto cardiaco.

 

I pazienti affetti da gravi patologie cardiache sono pazienti il più delle volte depressi, sopraffatti dalla disperazione.

 

Immaginate cosa può scatenare una patologia invalidante con insorgenza acuta in persone che in pochi minuti passano dal condurre una vita felice e proiettata al futuro a una "via crucis" che lentamente e inesorabilmente porta alla morte.

Immaginate la depressione che li assale, il profondo buio che scende intorno a loro: non più obiettivi…non più mete…solo l’immensa voragine dove vorrebbero lasciarsi andare, ma che nello stesso tempo cercano con tutte le loro forze di risalire.

 

In quel reparto un giorno, si ricovera una ragazza di nome Gabry.

 

Gabry è affetta da scompenso cardiaco.

Lei e l’infermiere hanno molte cose in comune e fanno subito amicizia.

 

Nei giorni successivi al ricovero lei gli racconta la sua storia.

 

Aveva scoperto d’essere affetta da una patologia cardiaca subito dopo il conseguimento della laurea.

La notizia fu sconvolgente, tutti i suoi progetti, i suoi sogni, si sgretolarono come sabbia fra le dita.

 

Si ripeteva in continuazione che quello che stava vivendo era solo un incubo da cui si sarebbe prima o poi risvegliata, ma ben presto fu costretta a fare i conti con la cruda realtà, realtà di cui con il tempo prese piena coscienza riuscendo ad accettare e a viverla come un’ulteriore prova che la vita le poneva davanti.

 

Difficile pensare che una ragazza così luminosa, così serena nascondesse dietro il sorriso un così profondo e lacerante dolore.

 

Gabry dopo una decina di giorni di degenza fu dimessa ma l’amicizia tra l’infermiere e la ragazza, nata fra le corsie dell’ospedale, continua anche dopo le dimissioni. Gabry è una ragazza che ama la vita, che riesce con la dolcezza di un sorriso a donare gioia anche alle persone più tristi.

 

Quel modo speciale che ha la ragazza di affrontare il dolore e la sofferenza, quel considerare tutto ciò che riempie le giornate, anche ciò che all’apparenza può sembrare banale e insignificante, un dono stupendo, comporta un cambiamento radicale del  modo di rapportarsi con il prossimo dell’infermiere.

 

In ospedale dopo circa un anno passato in U.O. di Scompenso, l’infermiere è trasferito in terapia intensiva Cardiochirurgia.

 

Durante il suo primo giorno nel nuovo reparto, viene a sapere che l’équipe per l’espianto era stata chiamata durante la notte: avevano trovato un cuore compatibile per un malato.

 

Alla notte segue una mattina che per quell’infermiere sarebbe rimasta momento indelebile dei suoi occhi e nel suo cuore: nasceva un nuovo modo vivere la sua professione.

Quel mattino speciale è chiamato d’urgenza nell’U.O. di Cardiochirurgia: una paziente vuole salutarlo. Quella paziente è Gabry. Si pietrificò vedendola!

 

È lei, ancora una volta, con il suo disarmante sorriso, a rompere il silenzio che si frappone fra loro chiedendogli se si sarebbero rivisti e pregandolo di farle “in bocca a lupo”.

 

Alla sua domanda lui risponde balbettando: «non ti devi preoccupare, tutto andrà bene

 

La mente del giovane infermiere è pervasa da un vortice di pensieri e domande. Di quegli istanti, che dovettero sembrargli interminabili, non dimenticherà mai lo sguardo: sembrava che gli occhi della dolce Gabry nel fissarlo riuscissero a penetrarlo, a leggere la sua grande preoccupazione, la paura di non poterla rivedere più è appena il tempo di scambiare poche parole che subito entrarono nella stanza altri infermieri che portano in sala operatoria la giovane.

 

L’infermiere la saluta, lei, in silenzio, gli sorride. Quello è l’ultimo sorriso che lei gli dona. Gabry lo lascia per sempre. Il suo sorriso splendente, inno alla vita, riesce ancora oggi a illuminare i suoi ricordi e nei momenti più cupi della sua giornata lavorativa, quando il dolore umano raggiunge davvero misure drammatiche e lui deve trovare forza per donare ancora serenità e fiducia…Gabry corre in suo aiuto e lo investe di quell’amore così enorme per la vita, da poterne distribuire anche agli altri.

 

Grazie Gabry.

 

 

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