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Formazione

ECM, l’obbligo formativo tra incentivi e sanzioni

di Redazione Roma

L’Agenas valuta premi per gli operatori sanitari che rispettano l’obbligatorietà della formazione, prevedendo maggiori sanzioni nei confronti di chi non risulta in regola con i crediti ECM. E con il decreto attuativo della legge Gelli si mirerà ad un consolidamento del legame tra formazione e polizze di assicurazione.

Novità in arrivo per il settore della formazione ECM

Agenas pensa ad incentivi e riconoscimenti per chi risulta in regola con i crediti ECM e, allo stesso tempo, a sanzionare – sempre con più forza – il professionista sanitario che non è in regola. Viaggiano su un doppio, parallelo binario le novità per il settore della formazione ECM.

La stessa pandemia ha dimostrato (qualora ce ne fosse ancora bisogno) come in sanità non bisogna in alcun modo rimanere fermi; piuttosto, è basilare restare costantemente informati e formati. E la formazione deve sempre rispettare determinati crismi di qualità – mai deve essere percepita come mera “raccolta dei punti” – offrendo un valore aggiunto al singolo professionista. Senza dimenticare che più si è preparati meno si corre il rischio di incappare in errori, anche con conseguenze giudiziarie.

Nessun rimando a scudi penali nel considerare che la formazione costituisce un pilastro della deontologia e della professione sanitaria. Concetti, questi, rafforzati dal direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Domenico Mantoan, interpellato da Sanità informazione.

ECM, incentivi per chi si aggiorna

Dunque, potrebbero esserci nuovi premi per chi, nel corso di ogni triennio, consegue un numero sufficiente di crediti di Educazione continua in medicina che – occorre rimarcarlo – è prevista non soltanto per gli infermieri, ma anche per gli altri professionisti operanti in sanità. Un incentivo in particolare potrebbe essere l’attestazione, nell’iter di carriera del professionista, anche della qualità e quantità del percorso formativo condotto, al pari dell’attenzione nei confronti degli incarichi ricoperti nonché delle pubblicazioni effettuate.

A questo proposito, Mantoan circoscrive: La capacità formativa potrebbe essere vero e proprio oggetto di valutazione all’interno di un concorso pubblico. Va da sé che ogni professionista dovrebbe formarsi per il profondo dovere civico di rivestire un ruolo rilevante per la collettività (che può essere svolto a livelli importanti solo previa formazione costante e continua) e non perché teme di incappare in sanzioni, che certamente ci sono.

Una precisazione che può apparire scontata, ma evidentemente non lo è se consideriamo che ci sono professionisti del comparto (pochi, per fortuna) che ritengono la buona sanità prescindibile da una solida formazione medica. La domanda è: come posso garantire le migliori cure e l’assistenza se non sono al passo con lo sviluppo delle conoscenze inerenti il virus Sars-CoV-2 e la malattia che provoca, Covid-19?

Sanzioni per chi non rispetta l’obbligo ECM

Novità anche per quei professionisti che, tutt’ora, ritengono la formazione ECM non un’opportunità di crescita bensì una sorta di zavorra da cui non riescono a liberarsi. Dunque, verranno incrementate le penalizzazioni per chi non si forma. Congiuntamente alla sanzione già prevista dalla normativa (dunque, un illecito disciplinare adottato dall’Ordine di appartenenza che può andare dall’avvertimento fino alla sospensione), si mirerà ad un consolidamento del legame tra la formazione e le polizze di assicurazione.

È in procinto di uscire il decreto attuativo della Legge Gelli in merito alla responsabilità professionale che introduce, tra gli altri aspetti, anche l’opportunità che le assicurazioni prevedano delle forme di penalizzazione per quei professionisti che non abbiano rispettato gli obblighi formativi. A questo punto, come il miglioramento o il peggioramento di un premio assicurativo si fonda sul meccanismo del bonus-malus, così il costo della polizza potrebbe essere legato al conseguimento dei crediti di Educazione continua in medicina.

Qualità dei corsi e Recovery Plan

La formazione continua e corretta dei professionisti sanitari passa, necessariamente, dall’imprescindibile monitoraggio dell’Agenas – cui spetta il compito di accreditare i corsi – nei confronti dei provider (letteralmente, “fornitori”, rappresentano i soggetti che vengono riconosciuti come idonei a produrre un servizio di educazione e formazione da parte di un ente pubblico).

Insieme alla Commissione nazionale ECM stiamo valutando in che modo selezionare e valorizzare i corsi che offrono dei valori formativi aggiuntivi, spiega Mantoan. Senza dimenticare delle nuove attenzioni di cui è al centro il sistema sanitario nazionale, ritenuto a maggior ragione – soprattutto alla luce della pandemia – un investimento e non più una spesa. Non è casuale, infatti, che parte del Recovery Plan preveda rilevanti forme di finanziamento per la formazione. Perché la buona sanità è quella che coglie (e fa proprie) le opportunità.

Giornalista
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Commenti (2)

Ezio

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1 commenti

Disperazione!

#2

Come facciamo ad approvare il fatto che la formazione deve esser assolta nel tempo libero perchè in orario di lavoro è impossibile se non recuperando i turni che ci hanno garantito i colleghi che ci hanno sostituito (perchè è impossibile sostenere la formazione in orario di lavoro), oltre al fatto che tanti corsi sono a pagamento a fronte di un impegno crescente per aumento costante dei carichi di lavoro e per i rientri a lavoro nei giorni liberi per la nota mancanza di personale e del risicato stipendio che è stato assicurato finora in Italia.
Ora che sono libero professionista, dopo 12 anni di SSN, e che per avere uno stipendio molto inferiore a prima già devo lavorare di più, devo rimetterci economicamente e in tempo libero ancora maggiormente.
MA quando succederà che gli infermieri e soprattutto i propri rappresentanti istituzionali apriranno gli occhi sulla realtà e si impegneranno per un accreditamento verso la società che non passa per tirarsi sempre la zappa sui piedi?

Giovb72

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1 commenti

Sanzioni in periodo di Covid

#1

Se non é cambiato qualcosa, non si parla dell'obbligo dell'azienda per la quale si lavora di assicurare una percentuale di crediti.
Se ancora così a chi spetta la sanzione?
Cmq nel periodo Covid ancora in corso sembra inappropriato parlare di sanzioni. Certo non voglio minimizzare l'importanza dell'educazione continua, dopo aver lavorato in reparto Covid per con 15 euro lorde in più a turno e in altri Ospedali neanche questo, però.....