Barcellona è una città che un po’ tutti, almeno una volta nella loro vita, hanno visitato. Una moda degli anni Settanta era quella di andarci in vespa. Molti però si fermavano a Lloret de Mar, a fare il bagno, e si perdevano fra amori estivi e litri di sangria. I secondi ovviamente prevalevano di gran lunga sui primi. Io la prima volta che ci sono stato, era nel lontano '87 ed ero partito con l'inter-rail da Roma, per un viaggio durato 24 ore. Questa volta fra aereo, sistemazione in albergo e arrivo, ci ho messo molto meno.
Quella sfilata dell’International Council of Nurses, come alle Olimpiadi
Il Centro Congressi Internazionale, dove si svolgeranno le giornate dell'International Council of Nurses, con sedute plenarie e sessioni tematiche parallele, si trova nella parte sudest della città. Dove è posta anche la struttura logistica di accoglienza, che fornisce tutto il suo contributo ai convenuti, i quali, una volta registrati, vengono inviati, il primo pomeriggio di sabato 27 maggio, verso il Palacio San Jordi, sede in cui si terrà la cerimonia di apertura del congresso, sulla suggestiva collina di Montjuich che sovrasta il porto e distante circa quattro chilometri.
Panico. Manca poco più di un'ora alla cerimonia e bisogna fare un breve tratto di strada a piedi, prendere la metro, fare un paio di cambi, e aspettare in Plaza de Espanya l'autobus che, superando il Palazzo di Alfonso XIII, ci porterà a destinazione. È così che diverse colonne di infermieri, variamente costituite, cominciano ad attraversare la città. Alla fine si arriva più o meno quasi tutti in orario, si supera la piazza su cui si staglia la fantasmagorica Torre di Calatrava (quella che sembra una spilla venuta male) e si comincia a riempire l'arena di Palazzo San Jordi. Lo spettacolo che si presenta alla fine, voltando lo sguardo in ogni dove, mostra la presenza di circa 5.000 infermieri ben distribuiti sugli spalti che con bandiere, costumi folkloristi e qualche striscione, animano l'ambiente quasi fosse una finale di campionato.
Su tutti spicca il pattuglione ben nutrito dei danesi. Tutti in maglietta rossa, con su scritto in bianco:Proud to be a nurse
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Frase d'effetto, che alimenta ulteriormente l'atmosfera di forte partecipazione collettiva che si respira e che sale ai massimi livelli nel momento di inizio della sfilata delle rappresentanze dei vari paesi. Piccoli o grandi che siano gli Stati rappresentati, numerosa o meno la delegazione che sfila, ogni volta giganteschi applausi accolgono i rappresentanti. Sembra di essere alle olimpiadi, ma qui di sportivo c'è qualcosa di più dell'agonismo. C'è l'assistenza, l'essere infermieri, la provenienza da paesi diversi, e in molti casi, con problemi importanti (carenza di personale e strutture sanitarie, migrazione, guerre, epidemie, fame, miseria). Difficile trattenere un moto di commozione. Fra i tanti tocca anche agli italiani rappresentati dagli nfermieri iscritti alla Cnai, Consociazione nazionale associazioni infermieri: Cecilia Sironi, Enrica Capitoni e Fabrizio Fiorella.
Seguono infine discorsi e saluti di prammatica e poi lentamente il palazzo inizia a svuotarsi. Qualche foto di gruppo, abbracci intercontinentali fra colleghi ritrovati e alla fine ci si dà appuntamento per il giorno dopo, quando inizieranno i lavori.
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