Giovedì sarà l'ultimo giorno ufficiale del congresso Icn, quello dedicato alle visite guidate a strutture sanitarie locali, ma già nell'aria c'è un vago sentore di smobilitazione. O meglio, di vigilia delle feste; di ultime compere da fare. L'assalto agli stand continua imperterrito, anzi c'è quasi una corsa forsennata all'ultimo gadget. Ci si saluta con più affetto, sapendo che fra poche ore ognuno riprenderà la strada di casa e ci si da appuntamento fra due anni, alla Conferenza che si terrà a Singapore. Facile a dirsi, per molti probabilmente sarà un desiderio che rimarrà sulla carta.
Icn, riorganizzazione dell'assistenza e infermieri nelle pratiche avanzate
Una collega europea mi dice che non sa se potrà esserci. Già questa volta non è stato facile per lei sostenere le spese del viaggio, delle giornate e dell'iscrizione. Aveva chiesto l'eventuale aiuto al suo dirigente medico che, ironizzando sulla meta vacanziera di Barcellona, l'ha rimandata al dirigente infermieristico, questo a quello della formazione ed infine all'ufficio budget dell'Istituto dove lavora.
Alla fine, sommersa più dall'umiliazione che non dalla burocrazia, ha rinunciato a chiedere rimborsi di sorta. E pensare che in tutto il mondo non si fa altro che parlare di formazione e aggiornamento infermieristico, sostegno all'acquisizione di nuovi saperi e prospettive assistenziali.
Lo stesso argomento di questa quarta giornata di lavori riguarda l'infermiere nelle pratiche avanzate: in termini etici, economici, organizzativi e assistenziali. Difficile fare un passo avanti se non si investe in infermieristica. Difficile farlo se a livello apicale non si ha la possibilità (o volontà) di liberare e sostenere risorse.
Per consolarla le ho detto che sono problemi comuni a tutti, ma la filosofia del “mal comune mezzo gaudio”, non l'ha convinta. E ha maldisposto anche me.
Esco dall'area degli stand e mentre mi avvio verso le sale delle conferenze osservo la ressa attorno ai banchi dove vengono rilasciati i certificati dei crediti internazionali acquisiti. Qualcuno potrebbe pensare che non sono che carta straccia. In realtà sono la prova che quell'infermiera o quell'infermiere, quel docente o quella direttrice, l'assegnista di ricerca o il tesista del master o chi altro torneranno a casa con un bagaglio cognitivo che nella peggiore delle ipotesi investiranno nell'immediato nella quotidianità lavorativa, per coinvolgere i colleghi, migliorare le pratiche, allargare i saperi.
Nella sessione francofona sulle pratiche infermieristiche avanzate vengono messi in risalto concetti che leggono la realtà francese - ma si potrebbero estendere almeno a tutto il contesto occidentale - quale affetta da situazioni di disparità di offerta assistenziale e dalla presenza di déserts medicaux, a sottolineare la necessità di una riorganizzazione dei sistemi di salute, delle competenze professionali, dei campi di intervento.
Non basta più solo soffermarsi sulla carenza, sui numeri, ma diventa quindi centrale uno sguardo prospettico che dia spazio allo sviluppo della dottrina infermieristica. Spazio e, come si è detto, sostegno, con una diversa politica di allocazione delle risorse che, del resto, è posta in rilievo ormai da tempo dalla stessa Oms.
Comincio a congedarmi dai colleghi. Faccio un ultimo giro fra gli stand (sì, ancora!) ad arraffare qualche altro gadget e mi salta agli occhi una spilla particolare, che riproduce su un disco rotondo, la foto del monumento fatto alle infermiere a Logrono, nella regione della Roja, per il centenario della nascita del locale collegio professionale.
Il gruppo scultorio è imponente: tre figure che sostengono tre diverse fragilità nel sostegno alla nascita, allo sviluppo e nell'accompagnamento alla morte. L'impatto è d'effetto, ma c'è qualcosa che non convince. Un moto che sale dal profondo dell'animo e che suggerisce con forza che forse è ora di finirla con commemorazioni, monumenti, medaglie (qualcuno aggiungerebbe anche francobolli) e si inizi ad investire in una professione da confermare più che da commemorare.
L'aria fresca della pioggia di ieri ancora si sente nella brezza che viene dal mare e che mitiga il calore serale. La spiaggia di Barceloneta è piena di turisti che si godono le ultime ore di sole della giornata. Si incrociano, si salutano, condividono momenti comuni di vita. Un po' come gli infermieri con i loro saperi, le loro speranze e le tante utopie future.
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