Il mondo scientifico continua a interrogarsi e a confrontarsi sulle cure di una delle patologie più tragiche e invalidanti...
Egregio Direttore,
ho letto l'articolo di Scotto Di Vetta "Le ragioni per cui così tante persone stanno morendo di cancro", la sua successiva precisazione e la lettera del medico Luigi Di Bella.
Vorrei far presenti alcuni fatti.
Gli articoli portati da Di Bella a supporto della bontà del metodo inventato dal padre, da un punto di vista strettamente scientifico non dimostrano affatto l'efficacia.
Vengono elencati 24 articoli, indicizzati su Pubmed, di essi quattro sono review non sistematiche o opinioni dunque prive di valore probatorio. Ci sono poi due studi preclinici, uno in vitro e uno in vivo su topi, che non hanno diretta applicabilità sull'uomo. Vengono riportati sette Case reports che riferiscono miglioramenti grazie al metodo Di Bella su singole persone, di cui due ottenuti in associazione con antiblastici. Infine, vengono riportati undici Case series con numerosità variabili da tre a oltre 500 casi: in due di questi studi il metodo era in associazione ad antiblastici; in altri sette viene riportato come effetto un miglioramento della qualità della vita e un allungamento della sopravvivenza (non un aumento di guarigioni) in percentuali di pazienti sottoposti al metodo che variano tra il 60 e l'85 per cento circa.
Come è noto, i case reports e le serie di casi possono essere utili da un punto di vista scientifico a formulare ipotesi sul'efficacia di un trattamento, ma sono necessari successivi studi con gruppo di controllo (e allocazione randomizzata) per poter affermare che una cura è efficace. Dunque, al momento attuale non esistono prove di efficacia sufficienti a supporto del MDB.
Vorrei anche precisare che i trattamenti chirurgici, radioterapici e chemioterapici che Scotto Di Vetta critica nell'articolo, hanno fatto aumentare la percentuale di guarigione da tumore negli ultimi anni in modo considerevole. Attualmente il 60% circa dei soggetti guarisce (per alcuni tumori la guarigione supera il 90%) e nei bambini la situazione è ancora migliore, con una mortalità che negli ultimi anni si è ridotta di quasi il 70%.
Oggi purtroppo abbiamo fatto l'abitudine al cattivo giornalismo, pieno di opinioni che vengono spacciate come fatti, ma non dobbiamo dimenticare che ogni giornalista ha il dovere deontologico di verificare sempre le fonti e la veridicità di ciò che scrive. Un giornalista che è anche Infermiere può portare alla sua professione un valore aggiunto potenzialmente enorme: infatti come infermiere ha il dovere deontologico di uniformare la sua pratica professionale alle migliori evidenze di efficacia disponibili (cioè ai fatti) e ad improntare ad esse le informazioni che fornisce agli utenti. Un giornalista-infermiere dunque dovrebbe rappresentare una doppia garanzia per i lettori, perché ha verso di essi una doppia responsabilità di riportare i fatti reali, solo i fatti reali e tutti i fatti reali.
Per questo le confesso che, come infermiere e come ricercatore, leggere l'articolo di Scotto Di Vetta mi ha lasciato una sensazione di forte disagio.
La ringrazio se vorrà ospitare questa mia lettera.
Un cordialissimo saluto
Prof. Dott. Filippo Festini
Professore Associato di Scienze Infermieristiche Generali, Cliniche e Pediatriche
Università degli Studi di Firenze
* * *
La ringraziamo per il suo puntuale e attento intervento. Il dibattito sulle cure e sull'assistenza a pazienti con cancro si fa sempre più serrato e costruttivo. Non sappiamo dove sia la verità, se dalla parte dei sostenitori del metodo Di Bella o da quella dell'oncologia tradizionale. Di certo sappiamo che tante persone hanno bisogno di aiuto e di essere curati con il massimo dell'attenzione possibile. Siamo contenti e soddisfatti della provocazione del nostro Rosario Scotto Di Vetta. Continui a seguirci.
Angelo Riky Del Vecchio
Direttore Nurse24.it
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