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Ricerca della Commissione Europea delle Professioni Sanitarie della C.E.S.I. I risultati italiani dell’inchiesta
ROMA. La ricerca fa il punto della situazione sulla percezione da parte dei professionisti infermieri dell’essere infermiere oggi e delle condizioni di lavoro in cui si trova a svolgere il suo mandato professionale. I risultati sono comparati con quelli di Germania e Paesi Bassi. Lo studio completo sarà presentato in occasione dell’incontro tra sindacati autonomi europei del settore sanità
A presentarla in anteprima è il NURSIND, sindacato delle professioni infermieristiche, l'importante indagine sulla professione infermieristica svolta a seguito di una identica iniziativa presentata dalla CESI (Confederazione Europea dei Sindacati Indipendenti) lo scorso ottobre in Lussemburgo. La ricerca è stata svolta in collaborazione con il CERGAS Bocconi con i Prof Carlo De Pietro, Alessia Anzivino e Marco Sartirana.
Le domande hanno riguardato due principali aspetti: 1) status e posizionamento sociale della professione infermieristica e 2) le condizioni di lavoro degli infermieri in ospedale.
L’indagine in Italia rileva un forte orgoglio e una forte identificazione con la professione, che però si accompagna a una marcata percezione di basso riconoscimento da parte della società (seppur in miglioramento), della politica e dei mezzi di comunicazione. Con riferimento alle condizioni di lavoro il sondaggio segnala un aumento percepito dei carichi di lavoro (sia fisico che mentale) nel tempo, e giudica la gestione del personale nelle aziende insufficiente e inefficace.
“Se pur ci conforta il dato dell’orgoglio di appartenere ad una professione così fondamentale e difficile – afferma Donato Carrara del centro Studi Nursind – siamo preoccupati per la conferma dell’aumento del carico di lavoro fisico e delle responsabilità collegato alla complessità dei nostri assistiti. Ciò appare particolarmente significativo se confrontato con gli orientamenti normativi dell’ultimo periodo, la spending review e la riforma delle pensioni, con cui si diminuiscono le risorse umane e materiali e si trattiene il personale più a lungo in servizio con il reale rischio di trovarsi nel sistema dei professionisti sempre più usurati e sempre meno valorizzati”.
“Per tale motivo – conclude Carrara – come sindacato infermieristico abbiamo avanzato in sede istituzionale la proposta di una “staffetta generazionale” che consenta di beneficiare delle medesime condizioni di pensionamento delle forze di polizia e che favorisca la graduale fuoriuscita degli infermieri più anziani dal mercato del lavoro aprendo la porta all’ingresso dei giovani”.
Comunicato Stampa
Ricerca_Cergas_Nursind_essere_infermieri_oggi.pdf
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