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editoriale

Elezioni Ipasvi, libertà è partecipazione

di Pino de Martino

Elezioni Ipasvi 2015/2017

In una delle sue più famose canzoni, il mai dimenticato Giorgio Gaber diceva: “Libertà è partecipazione”. Un verso diventato ben presto un mito, l’inno alla democrazia. L’emblema stesso della forza di un popolo: il potere sovrano dei cittadini liberi che lo esercitano partecipando alla vita politica, e attraverso il voto.

Ho preso a prestito un grande perché proprio in questi giorni gli infermieri di Napoli sceglieranno i propri dirigenti per i prossimi tre anni con le elezioni Ipasvi. Un appuntamento importante. Non solo per il fatto in sé: chi votare? Ognuno deve poter esercitare la propria scelta in scienza e coscienza, comunque sia rispettabile e autonoma. Considero questo momento ancora più importante soprattutto per quel che significa fuori di sé: lo spessore di una comunità professionale, la sua identità e coesione, il suo sentirsi gruppo, la sua coscienza di sé (direbbe Marx).

Questo le comunità, le associazioni di culto, i partiti, lo misurano in partecipazione: al voto come nelle attività di tutti i giorni. Oggi gli infermieri devono dare prova di esserci, al di là di chi si sceglie. È una prova di maturità, prima ancora che una contesa elettorale. C’è da rappresentare all’esterno, ma soprattutto a se stessi, la forza di una raggiunta e maturata identità professionale. Se si appartiene a una famiglia, a una tribù, si è sempre presenti. Soprattutto nei momenti importanti. Allo stesso modo deve succedere nella famiglia professionale. Essere infermiere è condividere un processo, idee, valori. Significa indossare un’identità professionale, prima ancora che un camice o una divisa.

Grazie anche all’ ”effetto Silvestro”, oggi gli infermieri si percepiscono molto di più come gruppo professionale. Le battaglie e le conquiste avvicinano, creano affiatamento. Oggi siete più rispettati, dentro e fuori la sanità. E questo lo si avverte. Da tempo avete avviato un importante processo di trasformazione della sanità nazionale, concettuale prima ancora che sostanziale. Siete in cammino per un’idea originale di sanità, portatori di valori solidaristici, universalistici, etici e morali sconosciuti alle altre professioni. Messa cosi oggi gli infermieri sono una comunità, un gruppo professionale riconoscibile e riconosciuto con valori condivisi e un progetto comune. Bisogna però trasferire tutto questo in un sentimento d’appartenenza, soprattutto nella vita dei Collegi, alle attività che in essi si svolgono. Prendere parte, dare il proprio apporto ogni volta che è possibile e nei momenti decisivi. E quello del rinnovo delle cariche è uno di questi. Dunque bisogna esserci, a prescindere da chi si sceglie nelle urne.

Prima di concludere questo breve appello, voglio ritornare per un attimo a Gaber, con la speranza che ora sia più chiaro il senso di questo discorso. La forza del suo messaggio è tutta qui: il legame diretto tra il concetto universale di “libertà” e quello di “partecipazione”: più si sta insieme, dice Gaber, più si è liberi.

Solo apparentemente una contraddizione. E solo per chi, erroneamente, sovrappone il concetto di libertà a quelli di “assenza di legami”, “nessuna responsabilità”, “fuori dalle regole”. Per essere più liberi gli infermieri devono oggi dimostrare di non esse solo la somma aritmetica di tanti singoli professionisti, di tante istanze e di molte aspettative.  Insieme si è sempre qualcosa di più e di diverso della somma di ogni singola parte.

Voi lo siete, bisogna dimostrarlo. 

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