SALERNO. Denunciano la bassa qualità delle prestazioni sanitarie erogate e il turismo sanitario conseguente. I professionisti sanitari che operano nelle strutture ospedaliere campane sono consapevoli e convinti che la sanità regionale dev’essere rifondata. Personale logorato da turni massacranti, costretti a subire senza possibilità di opporsi a questo fatiscente sistema.
Diciotto notturne in un mese, turni da 24 ore consecutive. Accade all’interno dell’ospedale San Leonardo gestito dall’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.
L’esasperazione di un infermiere che presta servizio all’interno dalla stessa Azienda e che da molti anni vive lontano dalla sua famiglia, da sua moglie anch’essa infermiera. Lei lavora a Padova e confida di rientrare in regione, possibilmente a Salerno, da suo marito.
Storie comuni, famiglie divise sparse in ogni città d’Italia che oggi gridano e rivendicano il bisogno di rientrare in regione. Mille e ottantacinque i partecipanti alla mobilità indetta lo scorso anno dalla azienda salernitana ed espletata solo qualche giorno fa con una preselezione non annunciata nel bando pubblicato in gazzetta.
Probabilmente solo nelle aziende sanitarie salernitane mancano all’appello più di mille infermieri e “dovrebbero essere tutti invogliati a ritornare in Campania” coloro che lavorano nelle amministrazioni pubbliche fuori regione.
Infermieri iper-qualificati che ogni giorno portano avanti le sanità d’eccellenza in tante regioni d’Italia ostacolati da una preselezione a quiz per essere successivamente ammessi a sostenere un colloquio completamente fuori dalle leggi nazionali.
“Bisogna darsi una scossa per migliorare la sanità nell’interesse del paziente affinché in ospedale non trovi più un infermiere stanco reduce da 6 notti.. con un’amministrazione completamente assente. O ci svegliamo da questo o il paziente continuerà a pagare che è l’ultimo ad essere considerato in questo sistema di cose”.
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