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Dipartimenti di Salute Mentale: in 10 anni dimezzato il personale sanitario, via molti infermieri

di Redazione

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ROMA. Il territorio di competenza dei Dsm si è allargato, ma nel contempo le risorse umane dedicate all'assistenza psichiatrica sono fortemente diminuite. Il "combinato disposto" dei due fattori rischia di mettere a repentaglio la salute mentale di almeno 1.200.000 italiani. Il tasso del personale che opera nei Centri di salute mentale italiani è sceso dallo 0,8 su 1.500 del 2001 allo 0,43 su 1.500 del 2011.

Medici, psichiatri, infermieri e, insomma, tutte le figure professionali coinvolte nella cura dei pazienti psichiatrici, si trovano ad affrontare una situazione difficilissima, visto che, a fronte della riduzione delle "forze" in campo, devono anche fare i conti con Dipartimenti di salute mentale che nel frattempo hanno ampliato l'area territoriale di competenza (in media del 26%), a seguito dell’accorpamento delle Asl e dell’inserimento, al loro interno, di unità affini come quella di Neuropsichiatria infantile e delle Dipendenze patologiche .

 

Il fosco quadro dell'assistenza psichiatrica è stato tratteggiato nei giorni scorsi, in un convegno a Firenze, da un'indagine della Società italiana di psichiatria su oltre il 30% dei Dsm in 14 Regioni.

 

Oggi i Dsm hanno in carico qualcosa come 1.200.000 persone con disturbi mentali, quasi il 2% della popolazione (ma la cifra è verosimilmente sottostimata), in costante aumento. Si tratta di persone che nel 34% dei casi hanno tra i 18 e i 44 anni, nel 39% tra i 45 e i 64 anni, e nel 27% oltre i 64 anni. Il 23% presenta schizofrenia e disturbi correlati, il 29% disturbi dell’umore, il 21% disturbi d’ansia, l’8% disturbi di personalità e il 19% altre diagnosi. A tutti questi, inoltre, dovrebbero aggiungersi nei prossimi mesi coloro che usciranno dagli ospedali pscichiatrici giudiziari, vicini (forse) alla definitiva chiusura.

 

Si tratta di dati «davvero allarmanti - ha commentato Claudio Mencacci, presidente della Sip - per le forti ripercussioni che hanno sul funzionamento delle strutture, già impoverite, e sull’impatto in termine di mole di lavoro, stress, fatica fisica, dispendio energetico degli operatori per prendersi cura in maniera trasversale di svariate malattie mentali. Il blocco del turn over degli ultimi anni - ha aggiunto - ha inoltre determinato un invecchiamento medio della popolazione degli operatori con prospettive di carriera ridotte e sovente a rischio di burn out».

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