STATI UNITI. Correre per circa 5-10 minuti al giorno, a bassa velocità, è associato a sostanziale riduzione in mortalità come riportato in uno studio durato 15 anni, pubblicato sul Giornale del Collegio Americano dei Cardiologi.
I corridori di questo tipo, chiamati runners, presentano dal 30 al 45% di riduzione della mortalità, in particolare cardiologica, con un guadagno medio di vita di circa di tre anni rispetto ai non runners.
Correrre 5-10 minuti al giorno o 60 minuti due volte alla settimana, con corsa non veloce, significa correre per una vita più lunga.
Questo dato riguarda non solo i pazienti con precedenti di patologie cardiovascolari (ipertensione, infarto, ictus ecc.), ma in particolare individui sani.
Camminare per periodi lievemente superiori può avere lo stesso significato del correre, in particolare nei soggetti che hanno difficoltà alla corsa, sempre di tipo “bassa velocità”.
Il dato appare significativo e comparabile alla riduzione di mortalità dovuta all’assunzione di statine utili per diminuire i livelli di colesterolo, o di beta-bloccanti per l’ipertensione.
Diversa è invece la corsa per più lunghe distanze dove si sono verificati , anche se rari, episodi di aritmia cardiaca o ictus (parliamo in particolare delle maratone o mezze maratone), e in queste diverse abitudini al moto un attento monitoraggio cardiologico è consigliato prima delle attività motorie in oggetto.
L’aumento delle distanze, nei corridori a bassa velocità, non aumenta molto di più i risultati in termini di vita guadagnata.
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