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Violenza su pazienti con demenza a Parma: l'intervento del collegio Ipasvi

di Redazione

CarabinieriBazzano

Dopo l'orrore scoperto dai Carabinieri presso la Casa di cura "Villa Matilde" di Bazzano, ora sono gli stessi Infermiere a dire basta alla barbarie.

PARMA. Creano ancora vero sconcerto nella famiglia professionale infermieristica le notizie per gli odiosi reati ipotizzati dagli inquirenti dell’Arma dei Carabinieri nella struttura di Villa Matilde di Bazzano, a soli due mesi dai fatti avvenuti nella casa famiglia privata per anziani Villa Alba di Parma.

In relazione ai gravissimi fatti emersi, per quanto dichiarato sino ad ora, a carico di un gruppo di operatori socio-sanitari in parte posti in stato di arresto e in parte denunciati, il Consiglio Direttivo del Collegio Provinciale IPASVI di Parma esprime sconcerto e incredulità a nome dei suoi 3.000 iscritti che ogni giorno, con senso di abnegazione e spirito di servizio, assistono le persone affidate alle loro mani oltre che sentimenti di viva vicinanza e solidarietà alle persone vittime delle azioni commesse e alle loro famiglie.

Le immagini dei maltrattamenti subiti dagli ospiti della struttura, diffuse in queste ore con grande clamore mediatico da tutti i mezzi d'informazione, risultano abiette e ripugnanti in quanto perpetrate ai danni di persone particolarmente fragili e nel segno del tradimento della fiducia con cui le famiglie degli ospiti li avevano affidati loro.

Non pare che in questa orribile vicenda risultino coinvolti degli infermieri, ma questo non rende certo meno amara la realtà. I media, ancora una volta, hanno dato segno della superficialità con cui affrontano tematiche così drammatiche di cronaca trasformando gli OSS indagati in “operatori sanitari” (Gazzetta di Parma, ad esempio), oppure in “infermieri” (Il Giornale, ad esempio).

Noi stigmatizziamo questo metodo di fare comunicazione giornalistica: la comunità infermieristica non può accettare che il comportamento criminale di qualcuno offuschi l'impegno di tanti professionisti sanitari che, con coscienza e umanità, svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto del proprio codice deontologico, né può accettare fraintendimenti e confusioni di ruoli e attribuzioni.

Nel reparto della struttura di Bazzano trovavano ospitalità persone con un inquadramento “psico-geriatrico” che, prima della riforma Basaglia, avrebbero forse trovato collocazione nelle disciolte strutture manicomiali.

Fa male riscontrare ancora metodiche di presa in carico di persone fragili basate sull’utilizzo della forza e delle punizioni, a quasi 40 anni dall’emanazione della legge 180/78. Fa particolarmente male alla professione che molto ha lavorato per trasformare quell’assistenza infermieristica manicomiale pre-riforma (basata più sulla forza fisica che sulla competenza professionale), in un’assistenza moderna attuata in tutte le strutture sanitarie psichiatriche in cui le nostre donne e uomini lavorano egregiamente ogni giorno.

Come Collegi della Regione Emilia-Romagna abbiamo già avuto modo di dire al Presidente della Regione che nelle strutture socio-assistenziali c’è bisogno di responsabilità di coordinamento posta in capo agli infermieri.

L’operatore socio-sanitario non può essere abbandonato nella sua azione, ma deve svolgere “le attività previste […], in collegamento funzionale e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all’assistenza sanitaria e a quella sociale” (Conferenza Stato Regioni, 22 febbraio 2001).

Gli infermieri rispondono disciplinarmente al loro Collegio nell’ambito del proprio Codice Deontologico.

Il Collegio IPASVI di Parma applicherà fermamente il proprio potere per punire con rigore qualsiasi infermiere che si dovesse macchiare delle infamità riportate dalle dolorose cronache di questi giorni.

Il Collegio parmense ha ringraziato ancora una volta l’Arma dei Carabinieri, che prosegue l'azione intrapresa oltre due anni fa, quando venne istituita presso il Ministero della Salute la task force contro gli abusi su anziani e disabili ospiti delle strutture socio-assistenziali.

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