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Thapsia garganica o Firrastrina comune

di Giuseppe La Torre

Thapsia garganica

Una comune pianta spontanea del Gargano fornisce un principio attivo per la cura del tumore prostatico

MANFREDONIA. La Thapsia garganica o Firrastrina comune è una pianta mediterranea primitiva e molto diffusa nel Gargano che all'apparenza sembra molto simile al finocchietto selvatico.  È però piuttosto famosa, sin dai tempi dell'antica Grecia, per essere una pianta velenosa, nota anche come "carota della morte" perché era in grado di provocare la morte dei cammelli delle carovane arabe.

Qualche anno fa alcuni ricercatori della Johns Hopkins University, dell’Università del Wisconsin e dell’Università del Texas hanno sperimentato un farmaco derivato da questa pianta.

Dopo averlo sperimentato, hanno scoperto che il nuovo medicinale è in grado di distruggere le cellule tumorali risparmiando i vasi sanguigni ed i tessuti sani. In solo 30 giorni questo farmaco ha permesso di ridurre del 50% le dimensioni dei tumori alla prostata presenti nei topi di laboratorio.  

Thapsia garganica2

La Thapsia garganica o Firrastrina comune è una pianta mediterranea primitiva e molto diffusa nel Gargano: da lei si estrae un medicinale capace di ridurre le masse tumorali. Studi esteri lo confermano.

L’esperimento è consistito nel disassemblare la tapsigargina e modificarla chimicamente per poterla utilizzare contro le cellule malate. Il principio attivo può essere iniettato e viaggiare nel flusso sanguigno, senza danneggiare i vasi e i tessuti sani, e stoccate alle cellule tumorali, colpire la proteina chiamata Antigene Prostatico Specifico di Membrana (PSMA). Quest’ultima viene rilasciata dalle cellule che rivestono i tumori alla prostata ed è la proteina che innesca il potere distruttivo del nuovo farmaco. Il G202, inoltre, blocca la funzione di una proteina chiamata Serca, responsabile della pulizia che tutela la sopravvivenza cellulare e che mantiene sotto controllo il livello di calcio nelle cellule. E’ come se il cancro attivasse la sua morte. Il fatto che questo farmaco sia destinato alla proteina Serca, che le cellule tumorali non possono fare a meno di produrre, impedisce al tumore di diventare resistente a G202.

Risultati confortanti sono stati ottenuti anche su altri tipi di tumore e pertanto i ricercatori sono passati alla successiva fase di sperimentazione su pazienti per valutarne la sicurezza.

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