Parla Maria Cristina Iannacci, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Perf. in Sessuologia Clinica, Perf. in Agopuntura e MTC, Perf. in Omeopatia/Omotossicologia e Medico PNEI. Scopriamo cosa ci consiglia...
CARPI. È esperienza comune che le gioie sessuali ci abbandonino nei periodi di maggior carico stressante. Alcuni uomini riferiscono un senso di fatica e stanchezza che limita la disponibilità fisica e mentale al rapporto, altri raccontano di performance non all’altezza dei precedenti; per molti pazienti, invece, è in primis il desiderio a calare e compromettere la relazione erotica della coppia nei periodi di stress.
Non è la tipologia di stressor a determinare l’effetto negativo sulla sessualità, bensì la soggettiva reattività al distress. Questo concetto è da tenere sempre presente e giustifica il fatto che un cambio di lavoro, la nascita di un figlio, nuove opportunità sociali, la malattia di un proprio caro… per alcuni soggetti sono input che richiamano energie positive per altri momenti depotenzianti che esauriscono le difese alla fatica psico-fisica.
L’iperattività degli assi dello stress è la via comune per capire l’intreccio tra sovraccarico di impegni quotidiani e deficit sessuale.
Si riconoscono almeno tre sistemi di risposta allo stress, comunemente chiamati assi. Il primo, detto asse nervoso, attiva la risposta alla paura, a un pericolo immediato e coinvolge più strutture, dal cervello alla midollare del surrene con rapida immissione in circolo di grandi quantità di adrenalina. Il secondo, meno repentino ma con effetti più dilazionati nel tempo, è detto braccio chimico perché la risposta all’elemento stressante avviene tramite segnali in parte nervosi, in parte endocrinologici (soprattutto cortisolo) e la risultante è l’attivazione di sistemi metabolici che forniscano energia supplementare all’organismo. Una terza modalità di reagire allo stress viene attivata nei casi di prolungati e gravi condizioni di disagio e impegno del vivere quotidiano e coinvolge sistemi e organi insospettabili i quali, stimolati da segnali provenienti dall’alto, diventano essi stessi fonte di risposta infiammatoria allo stress, per es. intestino, pelle, tiroide, tessuto adiposo… I messaggeri dello stress a livello periferico, cioè di organo, detti citochine, causano danni da invecchiamento, soprattutto alle strutture vascolari del cervello e del cuore ma anche alla fine circolazione degli organi genitali che permette l’erezione.
Alla luce di quanto descritto, sono tre i quadri che più di altri esprimono la stretta correlazione fra stress e difficoltà sessuale.
Il primo esempio è la forma eclatante di empasse, quella con mancata erezione sul più bello ( es. dopo un piacevole corteggiamento e fantasie inebrianti, oppure quando la fanciulla tanto desiderata ha detto sì!!!) o di eiaculazione estremamente anticipata, ancor prima dell’introduzione (“abbassati i pantaloni… sono già venuto!”) fino ai casi di orgasmo a pene flaccido. Si tratta dell’attivazione del meccanismo di fuga, di evitamento di una situazione interpretata come pericolosa. La scarica di adrenalina che ne consegue fa convergere tutte le energie e il sangue negli organi deputati alla difesa e la corsa, cioè cuore, polmoni e muscoli, non certo al pene! Razionalmente l’uomo è convinto che la situazione sia ottimale per un rapporto sessuale ma il genitale, che è molto intelligente e strettamente collegato a quella parte di cervello “rettiliano” o primitivo che funziona in maniera automatica, si erige a fallo solo se la situazione è “nel profondo” tranquillizzante. In poche parole, se “lui” non vuole funzionare è perché ha già annusato una condizione situazionale o relazionale non ottimale.
Altro caso frequente di compromissione della funzione sessuale da iperattivazione degli assi dello stress è rappresentato dal calo di interesse sessuale e scarsa reattività tra le lenzuola nell’uomo con molte, troppe preoccupazioni. Alti livelli di cortisolo, persistenti e protratti nel tempo, comportano interferenze endocrino-metaboliche deleterie per la sessualità attraverso alterazioni della cascata ormonale ipotalamo-ipofisi-gonadi. In parole semplici, non viene più garantita la 'benzina' ormonale per le funzioni sessuali e riproduttive, perché ritenute un lusso rispetto alla situazione di carenza di energie (da cronico, eccessivo consumo come difesa nei confronti degli stimoli stressanti).
Un terzo quadro, sempre più frequente, è la compromissione della funzione sessuale a livello centrale e periferico da invecchiamento precoce di tipo infiammatorio. Si parla di “inflamm-aging”. Lo stato infiammatorio conseguente a distress di lunga data provoca danni biologici tramite citochine, che si ripercuotono sulla funzione erotico-sessuale in maniera severa. È la situazione disfunzionale più complessa perché associa una inibizione centrale (scarsa spinta erotica) a problemi periferici (deficit erettivi).
Cosa fare?
Nel primo caso una buona consulenza sessuale chiarisce la situazione e permette all’uomo di operare una scelta che sia rispettosa del proprio corpo (cambiare partner???).
Negli altri due casi di disfunzione sessuale da stress entra prepotentemente in ballo la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), nuova disciplina medica che studia e cura le connessioni/interferenze fra i sistemi Nervoso, Endocrino e Immunologico e la Psiche. La valutazione con PNEI System inquadra non solo la patologia ma anche la persona come portatore dei sintomi e permette di operare una terapia d’avanguardia, che non si limita alla medicina da somministrare ma cura la persona e la sua reattività allo stress.
In fondo, lo ripeto spesso, il sesso è il teatro della vita. Quel che succede tra le lenzuola è espressione di chi siamo realmente nella vita di tutti i giorni.
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Maria Cristina Iannacci è Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Perf. in Sessuologia Clinica, Perf. in Agopuntura e MTC, Perf. in Omeopatia/Omotossicologia e Medico P.N.E.I.
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