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Simspe, allarme tubercolosi, Hiv ed epatiti in carcere

di Redazione

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ROMA. Chi entra in carcere può contrarre più facilmente malattie come Aids, tubercolosi, epatiti, malattie sessualmente trasmissibili e altre patologie infettive. I detenuti inoltre, sono spesso soggetti all’obesità, fumano e sono costretti ad una cattiva alimentazione.

Si leva da Torino il grido di allarme degli specialisti della Società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe), riuniti per il XV Congresso nazionale, per dettare raccomandazioni utili a migliorare e tutelare le condizioni di salute dei detenuti italiani. “E’ necessario migliorare l’assistenza alle persone detenute mediante un approccio nazionale integrato”, chiosano gli esperti.

 

L’obiettivo del Congresso ‘Dalla teoria alla pratica: protocolli operativi in ambito penitenziario’, iniziato il 18 maggio e che terminerà oggi, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica fornendo nozioni di base a medici non specialisti ed infermieri sulle principali patologie carcerarie, attraverso dei corsi precongressuali. Lo sforzo volto a fornire alla popolazione detenuta la migliore assistenza possibile - spiega la Simspe - passa dalla conoscenza delle principali problematiche di salute, all’intesa con gli operatori penitenziari, all’integrazione con la società civile.

 

La Simspe segnala la difficoltà di ricreare modelli omogenei di assistenza data dalla frammentazione dei sistemi sanitari delle varie regioni: le leggi attuali delegano il sistema sanitario alle Asl locali, generando così sistemi organizzativi disomogenei nei 205 Istituti penitenziari italiani. Per questo motivo si stanno formando piccoli gruppi di lavoro interprofessionali per lavorare nell’ottica dell’omogeneizzazione dell’offerta assistenziale nelle carceri italiane.

 

“La vera emergenza delle carceri italiane è la mancanza di dati certi, che si traduce nella mancanza della possibilità di pianificare un intervento - dichiara Guido Leo, Dirigente medico di malattie infettive all’ospedale Amedeo Savoia di Torino e presidente del congresso - Quando questo compito spettava al ministero della Giustizia, i dati, seppur scientificamente non rigorosi, erano comunque disponibili fornendo una base su cui ragionare; oggi il sistema delle Asl genera frammentarietà e, conseguentemente, confusione. L’unica fonte che si occupa attivamente di una raccolta dati a livello nazionale è la Simpse, una onlus che si occupa proprio di tutelare la salute dei detenuti, elaborando studi e numeri su questo tema”.

 

Dai risultati delle ricerche che i dirigenti Simspe stanno presentando, è emerso che l’incidenza della Tbc in carcere è maggiore dalle 25 alle 40 volte rispetto alla prevalenza che ha nella popolazione generale; discorso simile per l’Hiv (10 volte) e le epatiti. Sergio Babudieri, presidente della Simspe, ha sottolineato come nella popolazione carceraria, tra il 30% e il 40% delle persone abbiano l’epatite C, mentre l’epatite B attiva si attesta intorno al 7%. L’infezione della tubercolosi invece, supera il 50% nei detenuti stranieri. “Questi numeri dovrebbero essere raccolti dallo Stato - evidenzia Babudieri - serve un Osservatorio nazionale di studi sulla sanità in carcere. Uno degli scopi del congresso - continua il presidente Simspe - è proprio quello di iniziare a ragionare sulla creazione di Raccomandazioni che possano poi essere presentate all’interno di un documento ufficiale e consegnate alle Istituzioni. Alcuni gruppi di lavoro si stanno già attivando su questo”.

 

La Simspe può avvalersi dei contributi di altre associazioni, come la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), co-patrocinante dell’iniziativa. Elemento di raccordo tra le due entità è Roberto Monarca, direttore scientifico e coordinatore dei corsi di formazione nella Simspe, e coordinatore Simit per gli studi sulle malattie infettive in carcere.

 

“Il prossimo convegno di Torino - spiega Monarca - servirà per fare il punto sulle principali problematiche del carcere, dalle malattie infettive alle questioni psichiatriche, passando per le numerose patologie che interessano questa realtà”.

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