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Sconosciuto bianco

di Redazione

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RIMINI. Sono il medico radiologo di turno dalle ore 20 alle 8 del mattino. Staziono in radiologia d’urgenza,  con due tecnici radiologi. La serata inizia con una lunga serie di ecografie  ed esami radiografici  sostanzialmente inutili: un fenomeno, questo degli esami “immotivati”, che con gli anni è diventato sempre più imponente, tanto da chiedersi cosa spinga decine di persone ad uscire di casa la sera e la notte per affrontare l’ignoto del pronto soccorso di un grande ospedale.

I giovani sono i più impauriti: lunghe attese per  il trauma più insignificante o per due colpi di tosse. Una marea di pseudoinfortunati, a caccia di un indennizzo assicurativo, si comportano come  giocatori di calcio che vogliono far punire dall’arbitro l’avversario per un fallo veniale o inesistente.

 

E poi le nuove storie dei migranti, portatori di patologie legate al nostro clima, per loro particolarmente ostile, ad abitazioni fatiscenti o a lavori che gli italiani non fanno più.

 


Verso l’una arriva la telefonata che non vorresti: un  trauma motociclistico particolarmente grave.

 


Dopo aver attivato, senza indugio, un terzo tecnico reperibile per la TAC, mi dirigo al pronto soccorso, assieme ad  un tecnico già in servizio, forniti di apparecchio radiologico portatile ed  ecografo. Nei due brevi corridoi in penombra che uniscono la radiologia alla sala di emergenza del Pronto soccorso mi sento il capo dei monatti, e spero solo che si tratti di un allarme eccessivo.

 

Purtroppo non è così. Il giovane paziente è solo, in stato d’incoscienza, non ha documenti: viene temporaneamente, ribattezzato “Sconosciuto Bianco”.

 

La gestione di un’emergenza grave vista da un estraneo può stordire per l’apparente confusione; in realtà, se il rianimatore e il medico di pronto soccorso sono capaci e ben coordinati, in pochi minuti vengono prese decine di decisioni da cui dipende la qualità dell’eventuale vita futura del paziente.

 

Gli infermieri ed i vari consulenti ruotano attorno al malato. I problemi attivi del paziente sembrano due: il primo una grave emorragia interna (frattura di milza all’ecografia) che lo porta subito in sala operatoria e che probabilmente non lascerà reliquati; ben più importante, purtroppo, è una grave frattura della colonna vertebrale.

 


Sono arrivati i parenti: il paziente, molto giovane, adesso ha di nuovo il suo nome, ma purtroppo sul suo bel corpo rimarranno danni irreparabili. Intravedo nella penombra una giovane compagna molto composta; una seconda persona, con ogni probabilità il padre, misura a lunghi passi i corridoi, evitando rispettosamente di intralciare il nostro lavoro, senza nemmeno chiedere informazioni (probabilmente sta pregando).

 

La seconda parte degli esami documenta purtroppo una grave lesione midollare a livello del tratto toracico della colonna vertebrale, con pressoché certi esiti motori, sensitivi, intestinali, urinari. Ti rimane l’amaro in bocca di una notte passata in piedi e la voglia di urlare: basta con quelle rombanti accelerazioni ai semafori, con quelle stupide gare sulle strade…

 


I messaggi che arrivano dai circuiti dei Grand Prix sono falsi: gli eleganti zainetti dei centauri della strada non hanno niente a che vedere con le protezioni di Valentino Rossi e compagnia  Le diagnosi e le terapie degli ortopedici stregoni che stazionano dentro i circuiti sono credibili solo per un gruppo di pazzi capaci di sacrificare tutto anche ad un solo punto in classifica.

 


Credetemi: quasi sempre le ossa rotte fanno male e i tempi di guarigione sono lunghi; dopo una frattura molto spesso la funzionalità di un arto o di una articolazione non sarà quella di prima.

 


Sulle strade normali non ci sono vie di fuga ma abbondano ostacoli, pali, buche, pedoni; l’alcool e le distrazioni danno una mano.

 

Evitate caschi non a norma o slacciati, come pure di appollaiarvi  con fatica su strapuntini di selle microscopiche. Quando va bene questi stupidi comportamenti causano neri tatuaggi d’asfalto che si stampano con dolore sulla pelle scoperta.

 


La notte è amaramente finita; salgo sul mio scooter con più prudenza del solito. Anche la colazione nella pasticceria preferita sarà amara.        

 

Gianluigi Valentini, medico radiologo                      
                                                                                     

Documento pubblicato anche sulla Gazzetta Fnomceo.

 

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