ROMA. “Tutto ciò che il pubblico non fa, non lo deve comunque fare il pubblico”: da questo assioma di stampo liberale si è sviluppata la giornata di dibattito, analisi e riflessione della Fondazione Einaudi sul “Partenariato pubblico-privato nel Servizio Sanitario Nazionale”. Un principio di sussidiarietà che permetta all’iniziativa privata di entrare in quelle sfere di attività che il pubblico non può o non riesce a sostenere, per iniziare a considerare la sanità come fonte di investimento e non solo come centro esclusivo di spesa.
Come ha sottolineato il Ministro Lorenzin nel suo saluto al convegno, “dobbiamo abbandonare l’idea di salute come voce di costo e concentrarci sul concetto di salute come valore e occasione di investimento per il nostro Paese”, e parlando della sfida alla sostenibilità finanziaria del sistema sanitario, ha invitato a riflettere su “forme di finanziamento aggiuntive, che siano in gradi di porsi accanto al finanziamento pubblico ed integrarlo, promuovendo una sinergia tra il pubblico e il privato”. Sulla stessa linea l’intervento del presidente di Ermeneia Nadio Delai, che ha ricordato come “di fatto il partenariato pubblico-privato in Italia è già una realtà, con il 30% dei posti letto in strutture private accreditate, che però erogano il doppio delle prestazioni”. Delai ha inoltre posto l’accento sul fattore moltiplicativo del valore approssimativo a 2 degli investimenti nel settore sanitario (150 mld di euro annui). L’on. Federico Gelli (PD) ha sottolineato come un partenariato pubblico privato possa essere fondamentale “in un periodo di crescita di domanda di servizi, di richiesta di aumento di qualità degli stessi, oltre alla necessità crescente di diminuzione degli sprechi”, mentre l’on. Ignazio Abrignani (FI) ha ricordato che, in tema di servizi innovativi nella collaborazione pubblico-privata, ha presentato “un disegno di legge per servizi di assistenza medica di base nelle farmacie, per decongestionare i pronto soccorso e creare un servizio di prossimità”.
Il convegno ha voluto mettere in risalto settori ed esperienze nei quali il privato ha innovato tecniche e metodologie di gestione, come la prima esperienza di partenariato pubblico-privato internazionale che la UPMC ha portato avanti in Sicilia con il centro ISMETT di Palermo, rappresentata dall’amministratore delegato Laura Raimondo. Sono esempi virtuosi la co-gestione e l’outsorcing di servizi, che aumenta la qualità delle prestazioni e diminuisce drasticamente i costi. Ed è proprio grazie al PPP che si potranno affrontare alcune sfide sul futuro della sanità italiana, dall’implementazione del fascicolo sanitario elettronico, al sistema di fatturazione digitale, alla telemedicina, come ha ricordato Sara Luisa Mintrone di Engineering.
E tutti guardano con vivo interesse alla direttiva europea sulla mobilità sanitaria. Il dott. Maringelli del Gruppo Villa Maria ha raccontato la loro attività per promuovere i loro servizi al di fuori dei confini italiani, per far sì che la mobilità non diventi un costo insostenibile per le finanze statali, ma un’opportunità di attrazione di risorse dall’estero (con un’utenza che muove in tutto il mondo decine di miliardi ogni anno). Anche Jannotti Pecci, presidente Federterme, ha presentato l’esperienza della Fondazione Forst come modello di collaborazione pubblico-privata nella ricerca (fondi privati, linee direttive coordinate con Ministero e Regioni), un modello che viene preso d’esempio in Europa e che aiuterà le strutture termali italiane ad essere al passo con il mercato internazionale.
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