SIENA. Già il Governo Monti e senza nessuna preoccupazione, il Governo Renzi promette nessun taglio lineare. Qualucuno dice che son solo “sforbiciate”.
Entro il 31 dicembre 2014, le Regioni dovranno applicare − finalmente − il processo strutturale di riqualificazione della rete assistenziale ospedaliera che ha posto le sue basi nella spending review del Governo Monti 2012. In sintesi dovranno fissare la loro dotazione di posti letto ospedalieri accreditati, ed effettivamente a carico del SSN, a un livello non superiore a 3,7 posti letto per 1000 abitanti, considerando che lo 0,7 per 1000 abitanti sono posti letto da destinarsi alle lungodegenze post-acuzie e alla riabilitazione. Poi dovranno adeguarsi agli standar tecnologici, quantitativi e qualitativi indicati di seguito.
I punti cardinali del progetto sono incentrati sul rilancio della prevenzione primaria e secondaria, il potenziamento delle cure primarie e territoriali, spostando così l’attenzione della politica sanitaria secondo le 3 transizioni: epidemiologica, sociale, demografica, che hanno già modificato l’assetto sanitario del nostro bel paese negli ultimi decenni.
Allora arriva la Lorenzin che dice dapprima non faremo alcun taglio lineare, ma dobbiamo rendere il nostro SSN più snello, veloce, più duttile, cercando di erogare un’assistenza che sia sempre più efficace ed efficiente che vada di pari passo col momento storico che stiamo vivendo dove gli anziani sono sempre di più, nascono pochi bambini, abbiamo una quota sempre crescente di immigrati clandestini e non, pertanto ha pensato bene, il Ministro, di ridurre il tasso di occupazione dei posti letto, ridurre la degenza media, ridurre il tasso di ospedalizzazione adottando forme alternative al ricovero, indirizzandosi verso un'assistenza che risponda ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e/o non autosufficiente. Ma questi ha ragione non sono tagli lineari, sono delle vere e proprie sforbiciate usando le testuali parole del Premier Renzi, che renderebbero vani e inconcludenti persino i capolavori effettuati dal mitico Johnny Depp in Edward mani di forbici, anche Lui non avrebbe fatto di peggio.
L’obiettivo è quindi costruire un sistema basato sull’integrazione tra ospedali, sul rafforzamento e implementazione dell’assistenza territoriale, garantendo interventi di qualità, nello specifico, una presa in carico selettiva.
Il Regolamento: Punti principali
- criteri uniformi per la classificazione delle strutture ospedaliere in tre livelli a complessità crescente:
- Presidi di I livello (bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti)
- Presidi di II livello (bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti)
- Presidi di III livello (bacino di utenza tra 600.000 ed 1.200.000 abitanti)
- indica omogenei standard per singola disciplina, tenendo presente di eventuali specificità territoriali documentate sulla base di criteri epidemiologici e di accessibilità;
- si conferma il modello dipartimentale e quello per intensità di cure, sviluppando parallelamente le attività di controllo della qualità secondo il modello della clinical governance e del risk management in modalità aziendale e interaziendale;
- specifiche e uniformi indicazioni per la sicurezza degli impianti e delle strutture;
- ulteriori standard per le alte specialità;
- che le regioni organizzino la rete ospedaliera in reti specifiche in base a forme di coordinamento e di integrazione professionale oppure al modello Hub & Spoke (letteralmente: mozzo e raggi) che parte dal presupposto che per determinate situazioni e complessità di malattia siano necessarie competenze rare e costose che non possono essere assicurate in modo diffuso, ma devono invece essere concentrate in Centri regionali di alta specializzazione a cui vengono inviati gli ammalati dagli ospedali del territorio ( “servizi ospedalieri periferici”). Il modello prevede, pertanto, la concentrazione dell’assistenza di maggiore complessità in “centri di eccellenza” (hub) e l’organizzazione dell’invio a questi “hub” da parte dei centri periferici dei malati che superano la soglia di complessità degli interventi effettuabili a livello periferico;
- per la rete dell'emergenza-urgenza nuove indicazioni programmatiche e organizzative, prevedendo anche specifiche misure per assicurare la disponibilità di posti letto di ricovero nelle situazioni ordinarie e in quelle in cui sono prevedibili picchi di accesso;
- in linea con quelle provenienti dall’Unione Europea, fornisce specifici percorsi di integrazione terapeutici assistenziali quali ad esempio quelli relativi alla presa in carico multidisciplinare delle pazienti affette da neoplasia mammaria attraverso le unità mammarie interdisciplinari;
- in coerenza con gli atti di indirizzo dell’Unione Europea, fornisce indicazioni affinché presso i centri di oncologia sia assicurato un adeguato sostegno psicologico ai pazienti e ai loro familiari;
- sviluppo ospedali di comunità, sviluppo assistenza territoriale attraverso dimissioni protetta e pianificata;
- parametri di riferimento in materia di strutture per la chirurgia ambulatoriale.
Insomma caro Ministro Lorenzin, ci aspettavamo una vera riforma sanitaria, ma per ora ci troviamo solo di fronte a un regolamento che mette a punto un po' di cose a posto, con parole che sentiamo da decenni, il nostro pensiero va a quei pochi infermieri che adesso si trovano in corsia, al 118 o nella rete territoriale che si vedranno investiti da un mare di chiacchiere, ma che alla fine faranno sempre lo stesso lavoro ritrovandosi in 1 o 2 per turno magari senza auto e senza possibilità di ammalarsi, o di assentarsi.
Siamo realmente convinti che per fare bene tutto ciò, c’è bisogno prima di tutto di una forza lavoro che sia efficace ed efficiente e questo lo si realizza attraverso una campagna di assunzioni a livello nazionale che ponga le basi di una sicurezza lavorativa ben stabile e che faccia stare tranquilli tutti donando finalmente a tutto il processo assistenziale qualcosa che ormai manca da troppi anni, “la serenità durante il lavoro e anche dopo il lavoro“, manca magari una figura essenziale come l’infermiere di comunità, manca una dirigenza infermieristica che si stacchi dal monopolio dei medici, manca l’immediato sblocco degli stipendi per gli infermieri, ma anche per tutte le altre figure professionali sanitarie, manca un grosso adeguamento agli standard salariali europei che distano da noi in termini di “piccioli “ almeno 600-800 euro, manca lo sviluppo delle competenze specialistiche per gli infermieri, manca la reale attribuzione delle responsabilità da parte di tutti medici compresi, mancano ancora un bel po' di cose per metterci al passo con l’Europa, solo così potremmo affrontare qualsiasi cambiamento come sempre nella storia almeno da parte dell’infermiere, che forte di un solido SSN, potrebbe dare il suo contributo.
Magari se qualcuno ci ascolta potremmo dare dei consigli delle indicazioni, ma persino mia figlia quando non sente niente, e non vede alcun movimento mi dice "c’è qualcuno, c’è qualcuno…" penso non ci sia nessun babbo altrimenti avrebbero risposto !!!
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