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Quando l'ansia da prestazione rende imbarazzante il sesso

di Maria Cristina Iannacci

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CARPI. Sono tante le motivazioni che spingono l’uomo a chiedere una consulenza al sessuologo. Curiosamente, ma non troppo, negli ultimi tempi viene sempre più richiesto un aiuto per risolvere problemi sessuali nei rapporti con una nuova partner. Può trattarsi del ragazzo che finalmente incontra colei che reputa la “donna della sua vita”, dell’uomo che passa con estrema disinvoltura da un letto all’altro e, quando meno se l’aspetta, scivola su un lenzuolo ruvido, oppure del pater familias che incappa in un innamoramento paralizzante.

Gli episodi raccontati si somigliano un po’ tutti. L’inaspettata defaillance viene descritta come erezione persa sul più bello, erezione scarsa e comunque non “come mio solito”, assenza di qualsiasi reazione del corpo, eiaculazione anticipata, prima dell’introduzione o senza erezione, eiaculazione impossibile… Le difficoltà sessuali che si manifestano come fulmine a ciel sereno con una determinata compagna, magari dopo anni e anni di esperienze sessuali soddisfacenti, gettano l’uomo in un profondo sconforto.

 

Un’attenta anamnesi, cioè l’accurata raccolta di dati oggettivi (cosa succede) e soggettivi (cosa provo, come mi sento) permette di chiarire i fatti. L’elemento centrale è un singolo episodio di insufficienza sessuale accompagnato da una sensazione di inadeguatezza sia per l’insuccesso in sé sia per la (paura della) reazione della partner. Il vissuto del soggetto in questione è permeato di ansia ed angoscia e i pensieri ricorrenti sono “cosa mi sta succedendo?”, “sono malato” e “mi capiterà ancora?”

 

Tutti gli esseri umani, uomini o donne che siano, nel corso della loro vita possono sperimentare episodi di inadeguatezza sessuale per i motivi più diversi e nelle occasioni più inaspettate.

 

Quando la risposta sessuale può essere definita “inadeguata”? Facciamo un passo indietro…

Una risposta sessuale adeguata nasce dall’integrazione di elementi organici (il corpo), psicologici (la mente) e relazionali (l’altro). E’ lo stato psicologico del soggetto al momento dell’incontro che permette questa integrazione e il conseguente abbandono alle sensazioni e alle fantasie, pur nella consapevolezza del tempo presente, dei propri pensieri e della presenza dell’altro.

 

Ma se l’ambiente non è tranquillizzante e prevale la paura di essere scoperto, se elementi prettamente corporali, olfattivi o visivi, non sono accettabili, se il senso di colpa si fa sentire (o colpisce senza farsi sentire), se la partner evoca sensazioni od emozioni inconsciamente disturbanti, o “pretende” una prestazione, se, dopo un lungo corteggiamento, l’uomo sente di doversi dimostrare non solo abile conquistatore ma anche amante esperto e capace, se la stanchezza prevale sul desiderio…. il rapporto può non essere gratificante, se non totalmente fallimentare.

 

Fin qui siamo tutti sulla stessa barca, può succedere a tutti di sperimentare un incontro sessuale non altezza delle aspettative. E’ la reazione al singolo episodio che fa la differenza. Vediamo perché.

 

La defaillance sessuale, sebbene in alcuni casi possa essere espressione di conflittualità con radici inconsce, il più delle volte si manifesta per motivazioni banali, non necessariamente destinate a ripetersi. Un uomo sicuro di sé, fiducioso delle proprie capacità amatorie e con la giusta dose di autoironia giudica l’incidente come tale: cosciente che l’episodio potrà anche ripetersi, vive la sessualità con immutato entusiasmo. L’uomo stressato, che affronta con ansia gli incerti della vita, che necessita di continue rassicurazioni sulla validità del suo operato, il perfezionista o semplicemente l’uomo “sensibile” … prende molto seriamente l’accaduto, si sofferma a studiarne attentamente le sfumature, cercando di capirne il perché. 

 

Per questa tipologia di uomo il successivo incontro sessuale non sarà un momento di gioco ma l’occasione per mettersi alla prova, per studiarsi ed osservarsi al punto di comportarsi un po’ come spettatore di se stesso. Il fenomeno dello “spectatoring” in ambito sessuologico, cioè la tendenza a focalizzare l’attenzione non tanto sulle sensazioni erotiche, piacevoli, ma sullo stato della propria erezione, è altamente distruttivo per la sessualità.

 

L’ansia anticipatoria relativa alla prestazione sessuale innesca il circolo vizioso paura dell’insuccesso, deficit erettivo, paura, con possibile e probabile escalation da singolo episodio di risposta erettiva insoddisfacente, peraltro passeggera, a stato di deficit erettivo grave e cronicizzato. Per quale motivo l’ansia è così deleteria per la gioia sessuale?

 

Le vie nervose al servizio della sessualità raccolgono gli stimoli potenzialmente erogeni provenienti dai cinque organi di senso e li convogliano verso i centri “superiori”, situati nel cervello, dove vengono elaborati, interpretati ed arricchiti dalle emozioni. E’ esperienza comune che un’eccitazione sessuale possa essere avvertita semplicemente pensando ad una situazione erotica, una fantasia, percependo un odore od osservando un particolare del corpo del partner. Può capitare che l’uomo sperimenti una eccitazione in seguito alle vibrazioni durante un viaggio in autobus o in seguito all’immersione in acqua, per es. al mare.

 

I centri superiori decidono se lo stimolo e la situazione sono appropriati, facilitando od ostacolando la progressione dell’eccitamento. Queste aree cerebrali sono inoltre responsabili di quelle impressioni soggettive, che chiamiamo emozioni, che colorano la sessualità lasciandoci il dolce ricordo dell’incontro, il desiderio di ritrovarci… che collegano, in definitiva, l’attività istintiva all’affettività.

 

La nota dolente è che i centri “sessuali” sono in stretta relazione con i centri nervosi che assicurano all’individuo la sopravvivenza e che permettono, quasi automaticamente, la fuga di fronte ad un grave pericolo. Se scatta una reazione di allarme, fisiologicamente non è più possibile iniziare o continuare una qualsiasi attività sessuale, che rappresenterebbe una inutile quanto inopportuna dispersione di preziose energie necessarie per la “fuga”. Del resto si è mai visto un uomo delle caverne fuggire da un animale feroce col pene in erezione?

 

Quindi, paura, angoscia e purtroppo anche l’ansia agiscono sulla reattività sessuale dell’uomo moderno nello stesso modo in cui una belva agiva migliaia di anni fa sull’uomo primitivo, cioè mortificandone la funzione sessuale fino ad inibirla. Si tratta semplicemente di un meccanismo di difesa al servizio della sopravvivenza e a danno della sessualità.

 

Le terapie sessuologiche aiutano a spezzare questo circolo vizioso, aiutano a guarire, la terapia farmacologica, pillola azzurra e co., ci mette una pezza momentanea…

A voi la scelta.

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